Ecodisastro Lombarda petroli: tutti i perché della sentenza

Le motivazioni della sentenza sul caso della Lombarda Petroli, finito con la condanna del custode dell’ex raffineria di Villasanta da cui nel 2010 tonnellate di idrocarburi si riversarono nel Lambro. Ecco perché i proprietari sono stati assolti dall’accusa di disastro doloso.
Ecodisastro Lombarda petroli: tutti i perché della sentenza

Non ci sono “riscontri oggettivi” per ritenere che i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue fossero coinvolti nel disastro della Lombarda Petroli, l’ex deposito di carburanti di cui erano proprietari. Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza che li ha assolti dalle accuse di disastro doloso, reati fiscali e falso, condannando il solo Giorgio Crespi, monzese, ex custode dell’impianto al confine tra Villasanta e Monza, per l’ecodisastro del febbraio 2010.
Demolita la tesi dello sversamento di tonnellate di idrocarburi nel piazzale dello stabilimento (che poi raggiunsero il Lambro) provocato consapevolmente per coprire ammanchi nella movimentazione del carburante non registrati fiscalmente, così come aveva sostenuto l’accusa.

Troppo “negative e incalcolabili” le conseguenze di un gesto simile, sul piano “economico, di immagine e giudiziario”, per coprire “un’illegalità che avrebbe comportato il pagamento di 80mila euro più Iva”.


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Giorgio Crespi, condannato in contumacia, mai comparso in aula, ha nominato un avvocato di fiducia. Probabilmente, Crespi è l’unico in grado di chiarire il giallo in cui resta avvolta la vicenda della Lombarda Petroli. Da lui potrebbe venire una spiegazione a proposito di quella macchina che, la notte del sabotaggio, accese i fari a intermittenza nel parcheggio antistante, l’ingresso, rivolta verso la guardiola, per ben 80 volte in tempi diversi. Secondo il tribunale, fu un segnale che il sabotaggio era avvenuto.