Duomo di Monza: perché la facciata è giusta così (e perché è così dall’inizio del Novecento)

Bisogna risalire alla fine dell’Ottocento per capire come è cambiata la facciata del duomo di Monza, nell’ultima grande campagna di restauri. Ecco la storia del volto della basilica di San Giovanni (che ora si vede come dev’essere).
Il duomo di Monza dopo i restauri
Il duomo di Monza dopo i restauri Fabrizio Radaelli

Ma è giusto? L’hanno cambiato? Era meglio prima? Nell’ordine le risposte sono sì, no, no. Per un semplice fatto: quando rivedremo il duomo di Monza integralmente libero dalle impalcature sarà del tutto simile a quello che vedevano i bisnonni dei monzesi.

Il delicato lavoro di restauro restituirà infatti un monumento del tutto simile a quello che potevano vedere i monzesi di inizio Novecento. Sarà possibile ammirare la bicromia de marmi, la pulizia delle statue, la brillante signorilità delle forme. A dare la notizia sono stati i tecnici che stanno lavorando al progetto, un anno fa, invitati in duomo da monsignor Silvano Provasi, per raccontare lo stato di avanzamento di un cantiere. «Per questo lavoro di restauro siamo riusciti a mettere a punto una tecnica innovativa e sperimentale di applicazione di un prodotto consolidante di natura inorganica che viene utilizzato per le sculture, ma che ha dato risultati molto significativi anche su una superficie così estesa come la facciata del duomo», aveva spiegato allora Paolo Pecorelli, architetto e titolare della ditta Estia che si sta occupando dei lavori. Un lavoro di precisione e innovazione al tempo stesso, che saprà ridare «decoro e dignità a un monumento che per troppi anni ha perduto la sua bellezza», aveva aggiunto Pecorelli. Il lavoro finale, era stata la rassicurazione, sarà visibile a occhio nudo anche dal basso.

Ultimato questo restauro, che costa circa 1.400.000 euro, i lavori per la manutenzione ordinaria dell’opera non termineranno. «La facciata, come tutto il resto della chiesa, verranno tenuti sotto controllo anche dopo la fine del cantiere – spiegava a maggio 2019 Benigno Mörlin Visconti Castiglione, direttore dei lavori – in modo da intervenire con immediatezza e con una manutenzione e una pulizia anche blanda, prima di dover intervenire con un restauro più importante».

Una storia, quella del restauro della facciata del duomo, che è iniziata nel 2013, quando alcuni frammenti si sono staccati precipitando al suolo. Si è reso quindi necessario l’avvio di uno studio per capire come intervenire per sanare la struttura. «Abbiamo capito da subito che avremmo dovuto affrontare questa avventura in modo scientifico e rigoroso e con un approccio di studio molto importante», aggiungeva il direttore dei lavori. È stato avviato quindi il cantiere pilota, per esaminare lo stato del degrado (si ricorderà un ponteggio a colonna sul lato destro della facciata), e poi l’inizio dei lavori di restauro veri e propri.

La facciata del duomo di Monza non è cambiata ora – quando invece sta tornando com’era – ma un secolo fa. A dirigere i lavori dell’ultimo importante restauro della facciata del duomo fu Luca Beltrami, ed era l’anno 1892. Un intervento lungo, che venne da subito suddiviso in tre fasi. La prima prese il via l’anno di avvio del cantiere ma si dovette interrompere nel 1895 per mancanza di fondi. Non bastò nemmeno la generosa donazione fatta da re Umberto I a rimpinguare le casse del cantiere.

L’intervento si fermò all’altezza del rosone dopo alcuni lavori di consolidamento, rifacimento e restauro. Per cercare i fondi necessari per riprendere i lavori, i canonici della basilica decisero di mettere in vendita alcuni tappeti appartenenti alla chiesa. Operazione che non andò a buon fine dal momento che fu lo stesso prefetto di Milano a opporsi alla vendita, dal momento che i tappeti in questione rappresentavano un pezzo del patrimonio artistico della basilica, opere d’arte di importanza storica e quindi invendibili. Il cantiere riprese poi nel 1898 e interessarono il paramento marmoreo della facciata e il coronamento. All’epoca, come ricostruito da Roberto Conti in “Il Duomo di Monza: 1300-2000. VII centenario della fondazione: guida storico-artistica” (1999, Silvana), vengono rimesse le edicole sulla sommità quasi tutte cadute all’inizio del Seicento e vengono sostituiti i filari di marmo nero di Varenna con serpentino verde d’Oira.

Una seconda tranche che si concluse nel 1903. Infine vennero restaurate le guglie, mentre i ponteggi furono rimossi cinque anni più tardi, nel 1908.

Un ulteriore restauro, seppur limitato solo alla parte centrale della facciata, fu messo a punto nel 1983, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II a Monza. Dal 1978 la facciata era avvolta dalle impalcature. L’accelerata fu data proprio pochi mesi prima della visita papale, grazie all’intervento della Soprintendenza dei beni culturali, che ultimò i lavori a tempo di record, giusto in tempo per l’arrivo di papa Wojtyla.