Il Duomo, malgrado il periodo ancora vacanziero, era affollato di persone. Un’altra testimonianza di affetto che la «sua» Monza ha voluto tributare a Giuseppe Locati, molto di più di un di un imprenditore, deceduto nel pomeriggio del 26 agosto. La poliedricità dell’ingegnere monzese, uomo d’impresa che era succeduto al padre Guido nella gestione delle Officine Locati, è stata giustamente sottolineata durante la cerimonia funebre svoltasi lunedì 29 agosto nel pomeriggio in Duomo.
A Monza i funerali di Locati: “Su questa terra ne ha combinate delle belle”
«Siete numerosi – ha spiegato don Eugenio Bandera rivolgendosi ai fedeli – e la vostra presenza è la predica più bella per il fratello Giuseppe. Il suo cammino ci ha coinvolti». «Su questa terra – ha commentato bonariamente l’officiante – Giuseppe ne ha combinate delle belle: è stato marito, padre, nonno; è stato impegnato professionalmente, socialmente culturalmente. Monza ha perso un protagonista ed è perciò un po’ più povera. Questo è un fatto che è stato riconosciuto».
A Monza i funerali di Locati, l’intervista del 2011: “Ingegnere per far contento mio papà”
L’ingegner Locati, classe 1939, era una persona impossibile da imbrigliare all’interno di uno schema, da inquadrare con una semplice e banale qualifica. Perché è in effetti complicato trovare la definizione sufficientemente te appropriata per un uomo che è stato imprenditore, artista, filosofo e scrittore. «Ho scelto la facoltà di ingegneria – spiegava Giuseppe Locati in un’intervista rilasciata a questo giornale nel giugno 2011 – per fare contento mio padre. Ero più portato per le materie umanistiche: mi piaceva dipingere e scolpire. Nel 1953 ho tenuto la mia prima mostra all’Arengario. Avevo 14 anni. Ho adottato la pittura figurativa fino ai 30 anni, per poi passare alla scultura informale».
A Monza i funerali di Locati: “Era sempre alla ricerca della verità con la V maiuscola”
Le sue opere sono state poi esposte in sedi prestigiose: era anche prevista una rassegna delle sue creazioni in Vaticano. Un famigliare ha sottolineato come Peppo abbia lasciato in ricordo «l’amore per la famiglia, la sua riservatezza e la sua umiltà». Un amico ha specificato come «Locati fosse sempre alla ricerca della verità, quella con la V maiuscola. Era instancabile: progettava, programmava, risolveva. Si definiva non un artista contemporaneo, ma un artista moderno». L’ingegnere che avrebbe voluto iscriversi all’Accademia di Brera, si era comunque laureato in ingegneria «per completare la mia conoscenza». Ma la sua mai sconfessata passione per le materie umanistiche lo aveva anche portato a promuovere riconoscimenti e borse di studio per giovani laureati. Giusto per ribadire la sua positiva atipicità di ingegnere oltre gli schemi, capace di conciliare la smisurata voglia di conoscenza con un’impegnativa attività professionale.