Non è cosa nuova il provvedimento preso dal Comune di Monza nei confronti dall’agente di polizia locale che figurava in servizio senza esserlo: la sanzione dell’amministrazione comunale è scattata a fine luglio ed è era solo una parte del contenzioso tra l’assenteista e piazza Trento.Il caso è tornato alla ribalta in questi giorni dopo l’annuncio del ministro Madia di voler introdurre licenziamenti per i dipendenti comunali infedeli.
«Le imputazioni ascritte alla dipendente, in quanto riferite a limitati episodi, non consentono l’individuazione di eventuali danni per l’ente e neppure una loro quantificazione, le condotte contestate rilevano maggiormente sotto il profilo disciplinare» scriveva allora il Comune in una delibera che ratificava la sanzione interna: 250 euro in tutto si era detto in estate (oggi si parla di 500) con trattenute di 50 euro nella busta paga. In attesa del procedimento penale che era stato notificato il 7 luglio alla dipendente.
«Il Comune non può indagare su ipotesi di reato perché nel nostro ordinamento ciò spetta alla magistratura – ha detto l’assessore monzese al personale, Rosario Montalbano – Il lavoro della giustizia è necessario per accertare tutto il danno che pensiamo sia stato recato all’amministrazione. In base agli esiti del procedimento potremo commisurare la sanzione. I 500 euro non sono una sanzione ma una proposta risarcitoria avanzata dall’avvocato della signora, commisurata al danno fino ad allora accertato. Il Comune ha accettato, senza rinunciare però a eventuali rivalse che saranno stabilite in seguito a ciò che sarà deciso dalla magistratura».
In realtà il Comune licenziamenti li ha già fatti, in un passato non troppo lontano: tre in tutto, racconta in questi giorni l’amministrazione comunale. Ma quali? Due sono i funzionari dell’amministrazione comunali coinvolti nel caso Sangalli, cioè l’operazione Clean city, le tangenti per l’appalto dei rifiuti: la dirigente responsabile del settore Ambiente Gabriella Di Giuseppe e il geometra responsabile del settore manutenzione cimitero Antonio Esena.
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Il terzo è un altro agente di polizia locale ed è un altro caso del 2013, come nel caso dell’appalto sui rifiuti. Ma si trattava di tutt’altro e, soprattutto, di una fatto piuttosto bizzarro: era un agente di polizia locale che per vendetta multava i colleghi.