Un contributo che prevede uno stanziamento totale di circa 1 milione di euro. «Regione Lombardia non dimentica una tragedia immane nella quale persero la vita 356 persone. Per questo si è impegnata a stanziare 700.000 euro per realizzare il Museo Diga del Gleno a Vilminore di Scalve, in provincia di Bergamo», ha annunciato l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, ricordando il centenario del disastro del Gleno, l’1° dicembre 1923, che segnò il territorio della Val di Scalve e della Bassa Valle Camonica.
Alla quota di Regione si aggiunge il contributo di 300.000 euro a carico del Ministero della Cultura.
Diga del Gleno, il ricordo del disastro: l’assessore alla Cultura
«È nostro dovere – ha aggiunto Francesca Caruso – mantenere viva la memoria di questa tragedia e di chi ha lottato, dopo il dramma, per la ricostruzione. Un evento catastrofico che spazzò via case, scuole e strade, mettendo in ginocchio un’intera provincia. Il progetto di questo museo è un importante atto di ricordo e cordoglio collettivo, per un pezzo di storia che non deve essere cancellato».
Diga del Gleno, il ricordo del disastro: «C’è un prima e un dopo, ricordiamo anche la dignità delle persone»
«Sei milioni di metri cubi di acqua – ha ricordato l’assessore alla Casa e Housing sociale Paolo Franco, che ha partecipato alla cerimonia su delega del presidente della Regione Attilio Fontana – fango e detriti tra la Val di Scalve e la Valle Camonica. Oltre 45 minuti di furia della natura, ma provocata dall’uomo, che hanno stroncato 356 vite e lasciato senza futuro chi è rimasto. La Val di Scalve e la Valcamonica danno da 100 anni alla parola ‘disastro’ un significato che conoscono solo loro, che vivono solo loro e che porteranno nel cuore per sempre. Per loro c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’. Una linea che divide una vita fatta di fatiche, ma anche di certezze, e una vita letteralmente finita nel fango».
«Tuttavia – ha concluso Franco – accanto al disastro ricordiamo anche la dignità delle persone; persone che sono sopravvissute e che abitano questi territori, la loro forza d’animo, le loro radici profonde. Non so dire quanta ammirazione provo per gente così, non ci sono parole adatte. Questa diga ha mostrato la parte più vile degli uomini: il denaro anteposto alla sicurezza, l’incapacità, la presunzione, lo sprezzo per la vita. Ha mostrato anche la parte più nobile: il coraggio e la forza. Questo commemoriamo».