Una startup desiana rivoluzionerà il modo di fare sicurezza da parte delle amministrazioni comunali? Se lo augura, e lavora alacremente in tal senso, Vincenzo Corradi, sessantatreenne di Desio creatore di Rse Italia, una srl attiva nel campo della sicurezza che ha sede nel polo tecnologico della Brianza. Rse è un acronimo che sta per Rilevazione simmetrica eventi.
«Si tratta di un progetto di sicurezza partecipata – spiega il fondatore -. che permettono a ogni singolo cittadino di diventare un soggetto attivo nella custodia della propria città». Come? In teoria è tutto molto semplice: un condominio, un negozio, un’azienda oppure il proprietario di una singola villetta può installare una telecamera Rse che potranno riprendere la totalità della strada, del marciapiede o del parcheggio di fronte. Quindi, tutto il suolo pubblico possibile.
Questo finora non poteva accadere visto che le riprese ai fini di sorveglianza possono essere effettuate solo sulle proprie pertinenze (ingressi, giardini, cancelli). Ma una recente pronuncia del Garante della privacy, sollecitato dal Comune di Olgiate Olona (il primo ad avere adottato questa tecnologia in Italia: il secondo potrebbe essere Desio), datata ottobre 2016, ha fornito il via libera alle modalità con cui il progetto Rse funziona. Quindi un privato potrà dotarsi, a proprie spese (o con agevolazioni previste dai vari Comuni) di queste speciali telecamere e di un server che sarà installato nella casa, negozio o azienda del richiedente. E le immagini, chi le potrà vedere? Qui sta la rivoluzione: perché, sebbene riprese da un impianto privato, saranno accessibili solo dalle forze di Polizia locale del Comune che le prevede nel proprio Regolamento comunale, non dal privato. In due modalità: o estrapolate dal server (isolato, cifrato e assolutamente impenetrabile), che immagazzina le riprese per 7 giorni prima che vengano sovrascritte; oppure in modalità live, ovvero in diretta, attraverso uno speciale portale. In un grado di definizione minore rispetto a quanto finisce in memoria.
«Così si creerà un tessuto di protezione attiva e passiva in grado di disincentivare prima e reprimere poi qualsiasi azione malavitosa. Immaginiamo una fitta rete di telecamere Rse sparsi su un territorio: sarà possibile ricostruire gli spostamenti di un sospettato prima e dopo un episodio meritevole di indagine» spiega Corradi. I costi? Accessibili a tutti: un impianto base (2 telecamere, un server e il costo dell’installazione) comporta una spesa di circa 2.500 euro. «Il più grande produttore mondiale di telecamere, la multinazionale cinese Hikvision, ha chiesto di partecipare al progetto in cambio dell’esclusiva mondiale» conclude Corradi.