L’autunno con le sue incognite preoccupa medici e pediatri. I dottori dei più piccoli guardano con apprensione all’inizio delle scuole e ai nuovi regolamenti di allontanamento e di riammissione che potrebbero causare non pochi problemi.
«Le affezioni respiratorie nei bambini sono molto frequenti – esordisce Massimo Bonomi, pediatra e segretario dell’Ordine dei medici di Monza e Brianza – sotto i sei anni compaiono già al primo ingresso in comunità, a contatto con altri bambini. Le assenze da scuola per questi motivi sono sempre rientrate nella normalità. Oggi, però, si rischia il panico. Se non cambiano le norme, il bambino, anche se affetto da raffreddore, può essere riammesso in classe solo con un certificato medico. Quindi, deve essere visitato. Al di là dell’aumento delle visite che, comunque, fanno parte della nostra professione, costringiamo i genitori ad assumersi un impegno e non tutti possono assentarsi facilmente dal lavoro per accompagnare i figli dal dottore».
Ma la domanda che più assilla i pediatri è: come interpretare un fenomeno febbrile? Se fosse davvero Covid? «In caso di sospetto, e di sospetto si tratta perché non abbiamo a disposizione i tamponi, scatta la segnalazione all’autorità competente e il bambino sarà invitato a sottoporsi al tampone che, se va bene, gli sarà fatto entro 48-72 ore. Il bambino nel frattempo andrà in isolamento e così i suoi genitori che, oltretutto, non sono miei pazienti e perderanno giornate di lavoro. Non oso pensare se si dovesse ammalare una maestra».
Come pediatra, Bonomi chiede «indicazioni più chiare su assenze e riammissioni e strumenti diagnostici pratici e rapidi: se potessi eseguire i tamponi sarei già in grado di fare una diagnosi».
Ai genitori, comunque, raccomanda calma e collaborazione: «Le febbri infantili ci sono sempre state – riprende – in caso malaugurato di Covid i bambini sono il più delle volte asintomatici. Inutile fasciarsi la testa prima del tempo. I problemi si affrontano di volta in volta».
Un appello, però, il pediatra lo rivolge ai suoi pazienti più grandicelli: «Preadolescenti ed adolescenti che si sentono invincibili. Invece, devono essere responsabili, adottare tutte le precauzioni, non nascondere eventuali sintomi per proteggere i loro genitori e soprattutto i loro nonni».