Si complica il processo di fusione tra Cem e Bea, le due aziende pubbliche che gestiscono il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in gran parte della Brianza. L’operazione, contrastata da Lega Nord e Movimento 5 Stelle secondo cui si tradurrebbe in un vantaggio solo per Bea che otterrebbe gratuitamente altra spazzatura da bruciare nell’inceneritore di Desio, pare frenata da questioni tecniche oltre che politiche. A finire sotto accusa è l’annunciato scambio di azioni tra le due società per un valore di 750.000 euro che avrebbe dovuto rappresentare il primo tassello del processo di aggregazione: come ha rivelato il consigliere regionale grillino Gianmarco Corbetta l’atto violerebbe l’articolo 2360 del Codice civile. Proprio per questo pochi giorni prima di Natale l’assemblea dei soci di Cem non avrebbe votato il passaggio. I Comuni, ha affermato Corbetta sul suo blog, si sarebbero limitati ad approvare «solo un accordo al ribasso che prevede una sorta di partnership, molto più blando di quello previsto originariamente».
La notizia ha fatto esultare il consigliere provinciale leghista Andrea Monti che in aula si era opposto all’operazione già a inizio dicembre: «La contrastatissima fusione – ha commentato – deraglia subito senza neanche giungere indenne alla prima stazione. Se cade lo scambio di quote, a cui era collegato l’aumento di capitale delle due aziende, cade tutto il castello di carte che avrebbe giustificato l’affidamento in house del servizio di raccolta dei rifiuti da parte dei comuni soci alle rispettive società». Il padano ha colto la palla al balzo e ha chiesto al presidente della Provincia Gigi Ponti il ritiro in autotutela della delibera con cui, prima della brusca frenata, il consiglio di via Grossi ha dato via libera alla fusione.
Il Pd fa sapere che l’inghippo tecnico non mette a rischio l’intero processo tra Cem e Bea, sta di fatto che l’aggregazione è mal digerita per non dire avversata da parecchi tra sindaci e consiglieri comunali del centrosinistra. I democratici, a riprova della presenza nel partito di diverse correnti di pensiero sulla questione rifiuti, si sono spaccati anche in Provincia. Sulla delibera, infatti, si sono astenuti il primo cittadino di Lissone Concettina Monguzzi, Orietta Vanosi di Bovisio Masciago e Giorgio Garofalo di Seveso. Molti nel Pd preferirebbero scommettere sulla creazione di un Ato dei rifiuti, ovvero un unico Ambito ottimale per l’intera Brianza come è stato fatto per il servizio idrico integrato: «I sindaci – ha affermato la Monguzzi – vanno coinvolti nel percorso che dovrà portare all’Ambito e quest’ultimo dovrà definire politiche che superino l’unico obiettivo del profitto e puntino al riciclo e al rifiuto zero. In questo cammino non dobbiamo dimenticare Gelsia».