Cartoline d’estate di Monza: come eravamo nel 1963

Prima puntata del nostro piccolo viaggio per raccontare come si viveva a Monza attraverso i decenni Tra sosta (oraria), rifiuti e Villa reale... allora, come ora, si parla di sosta (arriva per la prima volta il disco orario) e anche di problema casa, con il piano di edilizia popolare
Estate 1963 a Monza
Estate 1963 a Monza

Il caso parcheggi, la raccolta dei rifiuti, il futuro della Villa Reale e del Parco: sono i temi che monopolizzano i discorsi dei monzesi intenti a difendersi dall’afa insopportabile. Nell’estate 2023? Sì, certo, ma anche in quella del 1963: sessant’anni fa, come testimoniano le pagine del Cittadino, i temi cruciali che appassionavano la città erano gli stessi che la dividono oggi.

Monza, come eravamo nel 1963: il disco orario

In quell’estate ha debuttato in centro il disco orario “catenaccio”: a inizio giugno sono comparsi i cartelli con le limitazioni e il 19 agosto sono scattate le prime multe. L’automobilista tornerà pedone, scriveva il cronista, che chiedeva di applicare la «norma con maggior criterio e valutazione» senza porre «l’opinione pubblica davanti al fatto compiuto». La regolamentazione della sosta, limitata a poche strade da via Italia a via Crispi, deve aver suscitato parecchie critiche e, par di capire, non deve essere stata molto diffusa tanto che il disco veniva distribuito dai vigili e dall’Aci di via Cavallotti.

Estate 1963 a Monza
Estate 1963 a Monza

Difficile dire se nel 1963 la rivoluzione dei rifiuti sia stata accompagnata dal malcontento simile a quelle suscitato dal contratto entrato in vigore nel 2021: quel che è certo è che il dibattito ha impegnato il consiglio comunale per quasi due anni dopo che nel 1961 all’unanimità ha revocato l’appalto alla ditta che svolgeva il servizio con risultati non soddisfacenti. L’amministrazione, al termine di un lungo percorso, ha affidato l’incarico all’Igm di Como: la pulizia delle strade è partita subito bene mentre la raccolta dei rifiuti si è rivelata «lacunosa» e l’azienda, che si è ritrovata a operare con mezzi obsoleti, ha impiegato qualche giorno a svecchiare la flotta con veicoli moderni. L’esordio ricorda quello che è accaduto sei decenni dopo. Il tempo sembra essersi arenato anche sul dibattito attorno al futuro della Villa reale: il 30 maggio il Cittadino auspicava che la gestione della reggia fosse affidata a «un ente culturale», «sotto l’egida del Comune» affiancato da un amministratore. Nel 2023 il tema della governance è più aperto che mai.

Monza, come eravamo nel 1963: valorizzare il Parco

Nell’estate ’63 l’amministrazione ha investito nella valorizzazione del Parco svariati milioni di lire di cui una ventina impiegati per spostare centinaia di alberi dalla montagnetta di Vedano alla curva di Lesmo e per asfaltare le strade principali mentre per allestire l’area di 200 metri per 150 destinata al torneo di polo sono stati riversati nella Valle dei sospiri 40.000 metri cubi di terreno ed è stato scavato un pozzo per l’irrigazione profondo 80 metri.

È, invece, rimasto sulla carta il progetto per una piscina coperta con sei corsie, il castello per i tuffi, una vasca per i bambini, una tribuna per un migliaio di persone, cabine per i giornalisti e le televisioni, un ristorante, un bar-tavola calda e un pronto soccorso. Il complesso, da 3.800 metri quadri, avrebbe dovuto sorgere sull’area del tiro a volo: il disegno era firmato dagli architetti Giulio Carnelli, Carlo Crippa ed Elio Malvezzi diventato sindaco vent’anni dopo. Anche allora il Parco attirava migliaia di monzesi ma, ammoniva il Cittadino, senza un collegamento autobus con il centro, rischiava di rimanere «del bel verde in scatola».

Monza, come eravamo nel 1963: il papa che muore, la città che cresce

È una città che appare molto più lontana nel tempo rispetto ai sessant’anni trascorsi quella che emerge dalle pagine del Cittadino. Il 3 giugno il mondo si ferma per la morte di papa Giovanni XXIII: i monzesi sono invitati all’ufficio funebre in Duomo con un manifesto firmato dal sindaco Giovanni Centemero e dall’arciprete Giovanni Rigamonti. Lo smarrimento dei fedeli è lenito il 21 dall’elezione di Paolo VI e il giornale dedica ampio spazio alle visite effettuate in città da Giovan Battista Montini.

Estate 1963 a Monza
Estate 1963 a Monza

Monza è in forte espansione: dopo un dibattito durato molte settimane il consiglio comunale approva le aree destinate all’edilizia economica popolare. Il piano per un totale di quasi 138.000 metri comprende la costruzione di complessi residenziali in via Correggio, al Cederna, a Sant’Albino, a San Rocco e a Cazzaniga: troppi per i liberali e troppo pochi per gli esponenti della sinistra che bocciano il provvedimento.

Monza, come eravamo nel 1963: il boom, l’inflazione, il meteo che fa danni

Sono gli anni del boom economico eppure fare la spesa non è semplice: a fine maggio scarseggia lo zucchero, a giugno il Cittadino invoca un calo dei prezzi in virtù dell’arrivo in abbondanza di «verdure dal meridione» e qualche settimana dopo attacca i commercianti che «non si impegnano» mentre le pesche rischiano di diventare un prodotto «quasi di lusso». Le strade appaiono molto meno sicure di ora: gli incidenti mortali sono più frequenti e da giugno ad agosto annegano tre bambine nella roggia Gallarana e nel Lambro.

Estate 1963 a Monza
Estate 1963 a Monza

Dal punto di vista meteorologico è un’estate tutt’altro che serena: a giugno un’esondazione del Lambro provoca danni per centinaia di milioni di lire in tutta la Brianza e a fine luglio una bufera sradica 15 alberi nel Parco e ne rovina decine di altri. Poco dopo i monzesi tornano a boccheggiare: per quindici giorni il termometro supera i 30 gradi con picchi oltre i 34.