Ats Brianza ha disposto i test sierologici per le giornate dell’8 e 9 luglio: se tutto va bene, lunedì 13 luglio il Brugo di Brugherio potrà riaprire i battenti. La notizia è di giovedì scorso, dopo un’attesa partita il 26 maggio, giorno di uscita della normativa regionale che autorizzava la riapertura dei centri diurni per disabili, a patto che utenti e operatori avessero il test sierologico negativo al coronavirus. Un’attesa che ha sollevato le proteste di molte famiglie su tutto il territorio regionale.
Alle spalle ci sono mesi di lockdown e di isolamento per i ragazzi disabili che frequentano le cooperative sociali: 130 quelli del Brugo tra brugheresi, monzesi, vimercatesi.
«L’isolamento per molte famiglie già in difficoltà ha comportato problemi estremi – ha spiegato il direttore della coop sociale Il Brugo Alberto Mosca – da tanti è arrivato questo tipo di racconto. Il 13 luglio quindi riapriremo i nostri centri, certo con i limiti imposti dalla normativa ma anche con capannone in più, proprio per non dover dimezzare il servizio».
I test necessari alla ripartenza saranno eseguiti al San Gerardo di Monza e il risultato dovrebbe essere immediato. A sottoporsi all’esame ora sarà solo una parte degli utenti perché alcune famiglie hanno deciso a priori di far rientrare i ragazzi solo a settembre e faranno quindi il test più avanti. Lo faranno poi i circa 40 operatori al servizio del Brugo.
Intanto la cooperativa che ha diverse sedi sul territorio si sta organizzando per la riapertura, sia dal punto di vista logistico che da quello educativo.
Gli spazi aggiuntivi citati da Mosca sono collocati a San Damiano in via Monte Grappa dove il Brugo “abitava” fino a qualche anno fa e dove si sarebbe ampliato dal prossimo settembre.
«Abbiamo deciso di anticipare l’occupazione dei locali perché in via Volturno, tra il centro socio educativo e lo sfa arriviamo anche a 45 ragazzi – ha spiegato Mosca – e la riduzione oraria che avremmo dovuto applicare avrebbe lasciato tempi davvero troppo ridotti agli utenti».
Provvedimenti di contenimento poi per il centro diurno di via Oberdan frequentato da una ventina di utenti: i ragazzi frequenteranno in presenza per la metà delle ore mentre per l’altra metà proseguiranno con l’educativa a distanza che è stata attivata durante il lockdown.
Sul fronte educativo occorrerà recuperare le conseguenze dell’isolamento per diversi ragazzi con progetti mirati ai quali stanno lavorando gli operatori, «sullo sviluppo delle autonomia – ha detto Mosca – il lavoro è comunque molto ridotto per via dei limiti di legge, per esempio nell’uso dei mezzi pubblici».