Baracche, pecore, galline: ecco cosa c’era nella bidonville di Monza

Ultimi capitoli del sequestro dell’area di San Damiano a Monza al confine con Brugherio, dov’era cresciuta una bidonoville abitata da una quindici di persone, minorenni inclusi. Sul posto anche l’Enpa per recuperare pecore e galline.
Monza: sgombero e demolizioni in  via san Damiano, requisita dal comune
Monza: sgombero e demolizioni in via san Damiano, requisita dal comune Fabrizio Radaelli

Il Comune l’aveva annunciato ai primi di gennaio: in zona San Damiano, alle spalle di viale delle Industrie, le ruspe sono arrivate per davvero e hanno raso al suolo parte di quella baraccopoli che non sarebbe mai dovuta sorgere. Un caso di abusivismo in via Vignola, al confine con Brugherio. Negli anni su quel terreno di oltre quattromila metri quadrati sono andati ad abitare cinque nuclei familiari, italiani e stranieri, in altrettante case di legno, lamiera e muratura. In una situazione di disagio estremo vivevano una quindicina di persone: di questi, sei erano minori.

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All’arrivo delle forze dell’ordine quattro famiglie avevano già raccolto i propri beni: l’unica rimasta nell’area è stata sfrattata negli ultimi giorni di febbraio. Solo allora le ruspe hanno iniziato il loro lavoro su quel terreno che ormai è diventato di proprietà dell’amministrazione comunale. Dieci giorni fa l’ultimo capitolo: sul posto l’usufruttuario, che minacciava di denunciare il Comune per truffa e domandava ai funzionari dove sarebbe andato a vivere, che fine avrebbero fatto le sue bestie (quattro pecore, un cane, un gallo e un numero imprecisato di galline liberamente razzolanti tra fango e rifiuti) e come avrebbe fatto a saldare il conto con il Comune – che ha anticipato i 20mila euro necessari alla demolizione delle baracche – visto che lui quei soldi non li possiede. Minimizzava: «Lavoriamo da più di un anno per demolire tutto e per fare pulizia: quello che dovevo fare l’ho fatto – ha dichiarato – Almeno la stalla l’avrebbero potuta lasciare».

Poco distante uno degli sgomberati, un uomo di nazionalità albanese in Italia dal 1991: «Siamo in cinque, dormiamo in macchina – ha raccontato – E qui pensano a tutto tranne che a noi». Dall’altro l’amministrazione comunale, con l’assessore alle Politiche del territorio Claudio Colombo che ha compiuto un sopralluogo nell’area proprio venerdì mattina. «La nostra attività di contrasto al fenomeno dell’abusivismo è stata avviata due anni fa – spiega – e entra ora nel vivo con questo primo intervento significativo realizzato con la collaborazione della prefettura. Qui – precisa – era stato costruito una sorta di villaggio: la situazione era grave non solo per l’irregolarità della trasformazione del territorio, ma anche per problemi di sicurezza, per via degli impianti assolutamente non a norma, e per le pessime condizioni igieniche. Si pensi che qui vivevano anche dei minori».

A salvare quanto di salvabile era rimasto nel mezzo sono intervenuti i veterinari della Asl provinciale e i volontari della sezione locale di Enpa: hanno messo al sicuro quattro pecore e un cane. Sul terreno per il momento sono rimaste le galline, il gallo e lo loro uova, oltre a un numero imprecisato di detriti. Di mobili e di vestiti. Le operazioni di ripulitura dell’area sono andate avanti tutta settimana: si sta per concludere, così, una vicenda che si è trascinata per oltre due anni, da quando, alla fine del maggio 2013, un’ordinanza dirigenziale aveva intimato all’usufruttuario di demolire e abbattere le opere abusivamente realizzate “entro un termine massimo di novanta giorni”.