La memoria è appena tornata a quel 10 luglio 1976, giorno del disastro provocato dalla diossina fuoriuscita dalla Icmesa di Meda e Seveso. E pazienza se Lucio Battisti ha avvertito la necessità di scrivere della «Brianza velenosa» quando nel 1980 ha inciso «Una giornata uggiosa».
Ora come allora i ricordi si accavallano, le parole si sprecano e la situazione non sembra essere migliorata. O forse rispetto al passato è addirittura peggiorata se è vero – come scrive l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale , più noto con l’acronimo Ispra – che «risulta così che nella provincia di Monza e Brianza si ha uno stabilimento suscettibile di causare incidenti rilevanti (cosiddetti stabilimenti Rir) ogni circa 21 chilometro quadrato, in quella di Milano ogni 23 km/q, in quella di Napoli 35, a Varese 43…».
Insomma, da queste parte la concentrazione di aziende a rischio è più alta che in Italia.
E di aziende a rischio in provincia di Monza e Brianza ce ne sono ben 19 distribuite in quindici comuni. È scritto nell’ultima «Mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia» pubblicato in questi giorni proprio da Ispra su dati del ministero dell’Ambiente al 31 dicembre 2012. In Lombardia gli stabilimenti potenzialmente pericolosi sono 287, un quarto di quelli che esistono in Italia. Della categoria fanno parte gli stabilimenti chimici o petrolchimici, i depositi di gas liquefatti, la raffinazione del petrolio, il deposito di oli minerali, fitofarmaci, di materiali tossici, di distillazione, di esplosivi, le centrali termoelettriche, le galvanotecniche, al produzione o il deposito di gas tecnici, le acciaierie o gli impianti metallurgici, gli impianti di trattamento e gli stoccaggi sotterranei.