Ancora scosso dall’incendio che è divampato nel capannone della sua impresa, la Euro 2000 sas, Antonino Cattafi non ha voluto dire molto alla stampa. «Non voglio parlare di quanto accaduto», ha affermato il 67enne pochi giorni dopo il terribile incidente. Ma poi si è lasciato strappare qualche dichiarazione: «Abbiamo sporto denuncia, mentre per la stima dei danni bisognerà aspettare la prossima settimana». Pur messo in ginocchio da un evento cui ha potuto soltanto assistere impotente, sembrerebbe che un barlume di speranza resti ancora in lui. «Pian piano ricostruiremo tutto. Cosa dobbiamo fare? Andiamo avanti», ha detto il proprietario.
Dobbiamo fare un salto indietro di sei giorni, per ripercorrere lo spavento del rogo che ha mangiato il capannone dell’impresa. Domenica sera, poco prima delle 23, una colonna di fumo sale nel cielo da via Primo Maggio, a Ronco Briantino (zona industriale). Poi arrivano le fiamme, che lentamente bruciano tutto ciò che nei 700 metri quadrati di superficie dell’edificio era stoccato: vestiti, articoli regalo, prodotti di vario genere che l’azienda ritirava dai fallimenti e metteva in commercio. Centinaia di migliaia di euro. Fumati via nel cielo buio di domenica notte.
È stato un cittadino ronchese, di ritorno a casa, ad accorgersi del fumo e delle fiamme. Ha allertato i Vigili del Fuoco, che sono accorsi sul posto numerosi. Otto in totale, le autobotti uscite e giunte sul luogo dell’incendio: i pompieri sono partiti da Monza, Vimercate, Carate, Gorgonzola, Merate e Lissone. Poi le ambulanze del 118, per assistere eventuali feriti. Sebbene, infatti, il capannone fosse chiuso e non vi fossero dipendenti al lavoro, il tetto sempre più pericolante del capannone avrebbe potuto ferire alcuni vigili del fuoco in azione. Fortunatamente, tuttavia, nessun ferito e nessun trasporto in ospedale. A assistere alle operazioni, anche i Carabinieri della compagnia di Vimercate.
Le cause dell’incendio sono ancora da accertare, una delle ipotesi è che si sia trattato di un corto circuito.
Per tutta la notte, idranti e lance sono stati orientati nella direzione del capannone, accertando la localizzazione delle fiamme e l’estinzione del terribile incendio solo nelle prime ore del mattino. Scongiurata l’estensione del rogo all’adiacente azienda “Ondacarta”, di proprietà del fratello di Antonino, Fortunato (il primo residente a Lesmo,il secondo a Bellusco). Il muro divisorio è stato intaccato e danneggiato, ma quanto contenuto nel capannone di “Ondacarta” (che lavora carta e tratta componenti di packaging) non ha subito danni ingenti. Considerando il materiale stipato nel vicino capannone, le cose si sarebbero potute mettere molto peggio.
I pompieri sono rimasti sul posto per tutta la notte, ricevendo il cambio dei colleghi la mattina successiva. Per tutta la giornata di lunedì, il lavoro dei Vigili del Fuoco è proseguito alla luce del sole: ben visibili, ormai, gli enormi danni accumulati. Tetto collassato, merce carbonizzata. Tramite mezzi di lavoro, i resti e le macerie accumulate all’interno dell’edificio sono state trasportate all’esterno e raffreddate con nuovi getti d’acqua, per scongiurare eventuali nuove micce e per mettere in sicurezza tutta la zona. A qualche giorno di distanza, una montagna nera è ancora collocata nel parcheggio fuori dalla Euro 2000, segno evidente di quanto accaduto e della mazzata che il titolare ha ricevuto dopo 15 anni di lavoro della propria impresa. Oltretutto, ironia del destino, Cattafi è stato vittima di un importante furto solo pochi mesi fa.