«Basta Dad o sarà disobbedienza civile». Così si è espresso, in un duro comunicato, il presidente nazionale del sindacato DirigentiScuola, che, tra le altre cose, ha chiesto anche l’obbligatorietà dei vaccini «per quegli insegnanti che non si sono ancora immunizzati». Affermazioni sulle quali si può essere o non essere d’accordo, ma che fanno emergere tutta l’esasperazione di un mondo, quello della scuola, che vede stagliarsi all’orizzonte la concreta possibilità di un inizio dell’anno scolastico segnato da una nuova (dopo quella del 2020, qualcuno si ricorda i famosi “banchi a rotelle”?) falsa ripartenza.
Con le regole proposte dal Cts (tra le quali c’è il distanziamento di un metro), sarà infatti improbabile che la fine dell’estate coincida con un ritorno in classe per il 100% degli studenti. Questo significa che, nonostante le rassicurazioni del ministro Patrizio Bianchi e il miglioramento del quadro epidemiologico, potrebbero esserci dei giovani costretti, per il terzo anno di fila, a seguire le lezioni dallo schermo di un computer. Ma significa anche che potrebbero profilarsi, nuovamente, sacrifici per le famiglie. I sacrifici, però e da che mondo è mondo, hanno un senso se rivolti al raggiungimento di un dato obiettivo e limitati al lasso di tempo necessario a conseguirlo. E in caso contrario? Semplicissimo: non hanno più senso.