Anche gli avvocati di Monza incrociano le braccia contro il Decreto sicurezza

Astensione dal 5 al 7 maggio per una protesta proclamata dall'Unione delle Camere Penali Italiane: "Introdotte misure lesive della libertà e delle garanzie costituzionali"
Un'aula di tribunale
Un’aula di tribunale

Braccia incrociate contro il “pacchetto sicurezza”. Anche gli avvocati monzesi della Camera Penale hanno aderito alle due giornate di astensione dalla attività, dal 5 al 7 maggio, protesta proclamata dall’Unione delle Camere Penali Italiane. “Si tratta di un provvedimento che introduce misure gravemente lesive delle libertà individuali e delle garanzie costituzionali” si legge in una nota diffusa dal Consiglio Direttivo della Camera Penale di Monza, presieduta dall’avvocato Marco Negrini. La protesta è un segnale forte “di dissenso e preoccupazione” rispetto al Decreto Legge, promulgato recentemente, “che ha recepito quasi integralmente il Disegno di Legge denominato “pacchetto sicurezza”.

Monza, la protesta della Camera penale di Monza: “Introdotte misure lesive delle libertà personali”

“La sicurezza necessaria è quella al servizio della libertà” dicono gli avvocati monzesi che criticano “un provvedimento adottato attraverso il ricorso alla decretazione d’urgenza pur in assenza dei presupposti che ne consentono l’utilizzo”. “In una democrazia matura, in uno Stato di Diritto – aggiungono – la sicurezza deve essere al servizio della libertà, il complicato equilibrio tra libertà e protezione deve essere la stella cometa, non può mai passare dall’erosione delle tutele e delle garanzie”.
Sia il diritto penale che l’esercizio della potestà legislativa “nella sua funzione più alta”, precisano: “sono garanzie della Persona, mai armi di controllo”. Uno scenario nel quale “l’avvocatura penalista afferma ancora una volta il proprio ruolo di Sentinella dei Diritti”.

Monza, gli avvocati monzesi: “Disinteresse per il collasso del sistema carcerario”

Una astensione, quella dal 5 al 7 maggio, che secondo gli avvocati sarebbe quindi “un atto di responsabilità perché la Giustizia non si pieghi alle logiche dell’emergenza permanente, a maggiore ragione quando supportate da argomenti pericolosamente vicini all’acquisizione del consenso popolare”.

Una “attenzione e urgenza”, riferendosi , al “pacchetto sicurezza” – dicono dalla Camera penale monzese – alla quale fa da contraltare “un diffuso disinteresse per la ricerca di efficaci soluzioni rispetto al collasso del sistema carcerario” che “rappresenta il luogo dove la libertà individuale viene limitata in nome della sicurezza collettiva”. “Proprio per questo il parametro di giudizio della civiltà giuridica di uno Stato si misura per come tratta i cittadini liberi e, soprattutto, per il rispetto che concede a quelli detenuti. Ebbene sì; sentiamo a nostra volta un grande bisogno di sicurezza, quella di vivere in una società giusta” conclude la nota.

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