Altri profughi in Brianza, deve occuparsene ancora Monza

Non è pronto il centro di smistamento a Limbiate, i profughi in arrivo in Brianza dovranno essere sistemati ancora a Monza: il Comune ha predisposto due tende riscaldate d’emergenza in via Spallanzani. L’assessore Bertola: «Ma serve una sistemazione migliore».
Altri profughi in Brianza, deve occuparsene ancora Monza

Il centro Spallanzani di Monza riaprirà le porte ai profughi. Gli stranieri, però, non saranno ospitati nei locali della struttura che dal 29 novembre accoglie la notte i senza dimora ma in tre tende allestite all’esterno dalla Protezione civile provinciale. È questa l’unica soluzione individuata dalla Prefettura e dalle istituzioni che si occupano dell’accoglienza di chi fugge dalle guerre in Siria e in altri Paesi per attrezzare un centro di smistamento. Nel piccolo accampamento i migranti sosteranno alcuni giorni come accadeva prima che il rifugio fosse riconvertito per l’emergenza freddo, saranno visitati e indentificati e poi indirizzati a piccoli gruppi negli appartamenti e nelle comunità sparse in diversi comuni della Brianza.

Gli arrivi, come accade da mesi, vengono annunciati da Roma con un preavviso di poche ore: i primi stranieri sbarcati in Sicilia a ridosso di Natale sono attesi in Lombardia in questi giorni. «È impossibile – spiega il vicesindaco Cherubina Bertola – fare ipotesi sul momento esatto in cui saranno qui, sul loro numero, sulla loro età e sulla presenza di bambini. Noi, però, abbiamo raccolto l’appello della Prefettura e la disponibilità della Protezione civile che ha montato tre tende blu da otto posti ciascuna, riscaldate e attrezzate per resistere al maltempo. Sembra proprio che in Brianza non esista un altro posto per allestire un centro di smistamento temporaneo». Lo stabile individuato dalla Provincia a Limbiate, nel complesso di Mombello, non è stato ancora sistemato mentre allo Spallanzani i profughi potranno contare sui servizi igienici e sulle docce.

«Le tende – aggiunge la Bertola – non sono certo la soluzione migliore: mi auguro che vedendole la Regione, gli ospedali di Monza e di Vimercate, gli altri comuni si attivino per cercare una collocazione più adatta». La destinazione ideale, spiegano da mesi i responsabili dei consorzi che gestiscono l’accoglienza di chi cerca asilo politico, sarebbe a portata di mano: basterebbe aprire un padiglione nei due ex nosocomi. Lì ci sarebbe tutto lo spazio per la cinquantina di letti in cui alloggiare per qualche tempo i nuovi arrivati in attesa di trovare loro una collocazione. Il centro di smistamento, hanno ricordato, è indispensabile per garantire la sicurezza sotto il profilo sanitario e per individuare eventuali casi di scabbia o di tubercolosi. Lo stabile di Limbiate, invece, non avrebbe le caratteristiche richieste in quanto troppo piccolo e confinante con una comunità di famiglie:

«In certi casi – taglia corto il vicesindaco monzese – quel che conta è avere un tetto sulla testa».

L’edificio, anticipa il presidente della Provincia, sarà utilizzabile nel giro di qualche settimana, al termine dei lavori di adeguamento già previsti: «In situazioni del genere – concorda Gigi Ponti – si deve prendere quel che c’è e cercare di fare rete».

Quando i primi profughi arriveranno allo Spallanzani il lavoro per i volontari aumenterà: dovranno, infatti, tentare di evitare che la coabitazione tra i senza dimora e i migranti causi incomprensioni e problemi. «Cercheremo – afferma il vicesindaco Cherubina Bertola – di coordinare al meglio i due interventi che hanno tipologie differenti. Abbiamo già spiegato agli operatori che sarebbe meglio evitare contatti tra gli ospiti in modo da prevenire ogni difficoltà e avviare una coabitazione serena». L’interno del centro, infatti, la notte continuerà ad animarsi e ad accogliere ancora per qualche mese chi non ha una casa mentre tra pochi giorni le tende montate all’esterno nel fine settimana potrebbero ospitare i migranti che potranno usare i servizi igienici della struttura.

«Lo Spallanzani – riflette la Bertola – è uno solo e dovremo utilizzarlo sia per chi cerca un riparo dal freddo, sia per chi chiede asilo in Italia». La doppia emergenza sarà gestita a più mani: all’interno continueranno ad operare i volontari delle associazioni monzesi che si occupano del fronte anti gelo, fuori sarà attivo il personale delle cooperative che gestiscono l’accoglienza e l’integrazione degli stranieri nell’intera Brianza. «Noi – ribadisce il vicesindaco – abbiamo raccolto l’appello della Prefettura, ma le tende non possono essere considerate una soluzione a lungo termine».