Gli amici di Monza, quelli con i quali aveva diviso tante giornate in autodromo alla frenetica caccia di notizie, lo cercavano da tempo per sentire come stesse. Invano, perché Pier Attilio Trivulzio, classe 1940, giornalista milanese che tra gli anni Sessanta e Settanta aveva collaborato anche con il Cittadino, era come scomparso nel nulla.
Addio al giornalista Pier Attilio Trivulzio, senza vita in un appartamento di Novara
Infine è toccato proprio al collega e amico Marco Pirola, che aveva anche lanciato un appello su Facebook per scoprire dove fosse finito il «Pat», comunicare la triste notizia. Il corpo di Trivulzio è stato rinvenuto in un appartamento di Novara. Pier Attilio era morto da mesi.
Addio al giornalista Pier Attilio Trivulzio, chi era il “Pat”
Il «Pat», testardo solista in ambito professionale, è rimasto fedele alla sua filosofia fino all’ultimo. Ed è morto in solitudine, melanconico e annunciato epilogo di una vita difficile.
Aveva lavorato anche per L’Espresso, per La Notte, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa e per l’Esagono. Per il settimanale brianzolo aveva firmato anche inchieste sulla ‘ndrangheta e su altre questioni «calde». Lo aveva fatto senza paura e senza incertezze.
Perché Trivulzio, malgrado la sua «esuberanza giornalistica» (la citazione è dello stesso Pirola, uno che lo conosceva bene e che lo aveva sempre aiutato in nome di un’amicizia vera), era un reporter in gamba. Le doti da segugio non gli mancavano, aveva un notevole fiuto per la notizie intriganti. Avrebbe sicuramente potuto fare una carriera più brillante, se solo fosse stato più diplomatico, se magari avesse avuto maggiori precauzioni nel maneggiare vicende scomode.
Addio al giornalista Pier Attilio Trivulzio, il ricordo di Andrea Cremonesi
Ma il «Pat» era fatto così: se percepiva nell’aria l’indizio di un possibile «scoop», partiva alla carica e non si fermava più. E non si faceva problemi nemmeno nel porre una domanda «ruvida» al potente di turno. Non concepiva il lavoro di squadra. Era geloso delle sue notizie, il fatto di poterle di poterle dare in esclusiva a un organo di stampa, costituiva per lui una soddisfazione suprema. Il suo regno era, indiscutibilmente, l’autodromo di Monza. Nel mondo dei motori era conosciuto e pure un po’ temuto, sempre per via appunto di questa sua frenesia investigativa a tutto campo.
A questo ambiente era legato anche perché era stato pilota. E di questo suo passato agonistico ci sono tracce sulle vecchie pagine de il Cittadino.
«A Pier Attilio – spiega il giornalista monzese Andrea Cremonesi – mi legano tanti ricordi e tanti aneddoti. L’ho conosciuto a inizio carriera, quando in autodromo seguivo la Formula Monza. Mi ha dato tanti consigli, mi ha spronato. Voleva lavorare in autonomia. Non gli piacevano le notizie di seconda mano. Era indipendente e non è mai cambiato».