Assolto in appello, in Tribunale, a Milano, venerdì 15 settembre, dopo una condanna in primo grado a 3 anni e 3 mesi, ad aprile dello scorso anno, G.M. di Solaro che in qualità di amministratore di sostegno di un imprenditore era finito a processo con le accuse di peculato e abuso d’ufficio.
Amministratore di sostegno assolto in Appello: parla l’avvocato
Secondo quanto ricostruisce il legale del solarese, l’avvocato Marco Martini di Monza: “il mio cliente e l’imprenditore erano amici da tempo, tanto che, nel momento di necessità, su richiesta della moglie dell’assistito, supportata da alcuni legali, ha accettato l’incarico di amministratore di sostegno“. “Il mio assistito – dice sempre Martini – si è trovato di fronte alla necessità di rispondere alle richieste economiche della famiglia non soddisfacibili esclusivamente con la pensione percepita dall’imprenditore“. E poi, aggiunge, c’era “una società da mandare avanti, contratti in essere da mantenere e fornitori da pagare“. Quindi G.M.: “Ha fatto presente la cosa al giudice tutelare e, per tre volte, ha chiesto se autorizzasse i pagamenti extra” spiega Martini “ma non ha ottenuto risposta“.
E dunque? “Ha proceduto comunque, utilizzato risorse dell’imprenditore per rispondere alle esigenze dei familiari e per mantenere l’azienda” aggiunge il legale. È a quel punto che: “Uno dei figli si è rivolto al giudice tutelare che ha revocato l’incarico al mio cliente affidandolo a una commercialista” dice l’avvocato.
Un mese dopo l’imprenditore è deceduto e successivamente “uno dei figli ha presentato denuncia querela con le accuse di peculato e abuso d’ufficio, sostenendo che il mio assistito avrebbe sottratto 58mila euro per spese familiari e 363 mila per spese della società” dice l’avvocato.
Condannato in primo grado, poi arriva l’assoluzione in Appello
Ad aprile arriva la sentenza collegiale di primo grado. “Condanna”. “Ho documentato caso per caso dove sono finiti i soldi, esclusivamente per quanto richiesto dalla famiglia e dalla società – spiega Martini – provando che il mio cliente non ha preso un euro per sé“. Ma per i giudici, e qui la condanna, avrebbe retto l’accusa di peculato e abuso di ufficio per l’ipotesi che G.M.: “avesse operato fuori dal mandato del Giudice tutelare” dice l’avvocato. “La Corte d’Appello ha invece stabilito che non essendoci peculato, cosa rara in casistiche di questo tipo, quando si ha a che fare con un amministratore di sostegno alla sbarra, non c’è stato neppure l’abuso d’ufficio. Ora attendiamo le motivazioni, tra 90 giorni” conclude Martini.