Niente insulti, siamo sovicesi. La novità arriva dal Comune: un vero e proprio patto per impegnare tutti coloro che si accostano al mondo dello sport a mantenere un comportamento decoroso dentro e fuori dallo stadio.
E non si tratta di un semplice invito a cui aderire o meno. L’alternativa, infatti, è quella di non potersi iscrivere all’Albo comunale delle associazioni sportive.
Ufficialmente si chiama “Contratto etico per lo sport” e sarà sottoposto all’accettazione delle società quale condizione per l’adesione all’Albo. Tafferugli tra atleti, insulti, atteggiamenti razzisti o violenti? Scatterà istantanea l’espulsione.
Il contratto individua nello sport uno strumento importante per la formazione e per la crescita completa fisica, sociale e psicologica delle persone in tutte le fasi della vita, indipendentemente dalle diverse abilità.
Fa riferimento al “Codice europeo di etica sportiva” che introduce, appunto, il cosiddetto “fair play”, ovvero una serie di valori e principi che hanno alla base il concetto di lealtà, rispetto delle regole del gioco, rispetto dell’avversario, rifiuto del doping, razzismo ed ogni forma di violenza. E individua una serie di impegni.
Agli aderenti verrà chiesto, ad esempio, di “diffondere i valori dello sport formando in modo costante i propri operatori, creare un ambiente sereno con gli atleti e con le famiglie e combattere il doping e tutte le forme di dipendenza”. I dirigenti dovranno “acquisire le competenze necessarie per interpretare al meglio il proprio ruolo”.
Gli allenatori dovranno “essere di esempio costruttivo con un comportamento verbale corretto e valorizzare le capacità di ogni singolo atleta e rispettarne i tempi di crescita e maturazione”.
Il Comune, dal canto suo, s’impegnerà a migliorare i rapporti tra associazioni anche attraverso la costituzione di un Tavolo permanente per lo sport, mentre gli atleti si impegneranno a “responsabilizzarsi frequentando gli allenamenti con costanza rispettando orari, comportandosi in maniera corretta e adottando un linguaggio rispettoso, rispettando avversari, e accettando il risultato delle competizioni”.
Ovviamente ce n’è anche per le famiglie che dovranno creare un ambiente sereno nell’associazione, coi dirigenti, rispettare le decisioni di allenatori ed arbitri, essere di esempio nelle diverse situazioni. Insomma, meno “campioncini” di casa forse, ma migliori giocatori in campo. E nella vita.