Carlo De Rosa ha lasciato per l’ultima volta il sagrato di San Giuseppe, la parrocchia che aveva frequentato, alle 16.25. Fuori, assiepata sul marciapiede, una folla attonita lo ha salutato con un lungo applauso. La chiesa non avrebbe potuto accogliere nemmeno in epoca pre Covid le tante persone che sabato pomeriggio hanno dato l’ultimo, commosso, saluto al 19enne scomparso mercoledì pomeriggio in un tragico incidente in moto. Forse non sarebbe bastata nemmeno la basilica di San Pietro a contenerle.
Molti hanno seguito la cerimonia funebre di addio all’aperto dove sono state sistemate alcune sedie e un impianto di amplificazione sonora. Gli altri si sono sistemati lungo il marciapiede di via Guerrazzi in un silenzio profondo, quasi irreale. Erano per la maggior parte giovani e giovanissimi, ragazzi del quartiere, compagni di classe e di scuola, quasi tutti vestiti di nero e con gli occhi rossi. Le parole dei celebranti si intuivano appena dalla strada ma loro si abbracciavano, si scambiavano gesti di complicità con le mani. Chi ha potuto ricordare Carlo nel corso della cerimonia ha letto messaggi toccanti con la voce rotta dal pianto, ha ripercorso le tappe di una vita troppo breve, ha condiviso momenti di gioia, di giochi e di allegria. Al termine della messa alcuni volontari della parrocchia hanno cercato di incolonnare il traffico bloccato dall’enorme quantità di persone che non volevano lasciare andare via Carlo.
Lui, su quell’auto carica di fiori come quella di una sposa, era ancora lì con loro, era presente con i suoi 19 anni e i suoi sogni di ragazzo. Poi il viaggio è cominciato, ma non da solo. Un gruppo di giovani che con lui condivideva la passione per la moto lo ha poi seguito facendo rombare forte il motore per fare sentire l’ultimo saluto.