Il commercio di vicinato a Monza sta crescendo. Questo è quello che dicono i numeri. Dati alla mano – forniti dalla Regione Lombardia, direzione generale del commercio, turismo e terziario – emerge che dal 2013 al 2014, in Brianza c’è stato un incremento dei cosiddetti piccoli esercizi di quartiere.
Con l’apertura di 66 nuove attività commerciali nella sola città di Teodolinda: 12 nuovi esercizi alimentari, 49 non alimentari e 5 misti. Un segno positivo, ma con numeri meno confortanti rispetto a quelli monzesi, anche nel resto della provincia che ha registrato un totale di 22 nuove aperture commerciali di vicinato (34 attività alimentari e 11 miste), ma anche la chiusura di 23 negozi non alimentari. Tra i comuni più martoriati dalla crisi certamente quello di Giussano che ha visto 48 negozianti abbassare definitivamente la saracinesca.
Monza è l’unica ad avere un segno sempre positivo nei tre settori commerciali presi in esame (alimentare, non alimentare e misto) e con i risultati più confortanti in tutti i settori: dal 2013 al 2014 sono stati aperti 66 negozi di vicinato.
Una tendenza al segno positivo che ci viene confermata anche dalla Confcommercio, pur non nascondendo la crisi e le difficoltà che stanno vivendo soprattutto i negozi di quartiere. «La crisi economica incide sul tessuto sociale della città – commenta il segretario Marco Poppi – Ne risentono i negozi del centro come quelli della periferia, anche se nell’ultimo anno abbiamo rilevato timidissimi segnali di inizio di ripresa».
Così accanto alle saracinesche abbassate soprattutto nei quartieri di San Rocco e San Fruttuoso, ci sono anche nuovi tentativi di avviare attività commerciali. Garantendo perciò la continuità di vita dei piccoli esercizi sottocasa.
«Malgrado la crisi, la capacità d’acquisto sempre più ridotta della popolazione e il forte carico fiscale al quale è sottoposto il negoziante, di una cosa possiamo essere certi – continua – I negozi di vicinato non moriranno. Certo, fanno fatica ad andare avanti, gli scontrini sono sempre più corti, ma prima di abbassare definitivamente la saracinesca un negoziante tenta altre strade».
E tra i monzesi a c’è una nuova tendenza: prima di gettare definitivamente la spugna, si convertono alle nuove tecnologie optando per il commercio on line. «Che si affianca però a quello tradizionale – precisa Poppi – Perché è questo il futuro dell’economia. Convertirsi ai nuovi strumenti innovativi. Anche noi come Confcommercio abbiamo avviato corsi formativi ad hoc». Non è facile resistere. Ma arrendersi mai.
«In questi anni abbiamo seguito con attenzione anche i bandi della Regione dedicati ai distretti del commercio – precisa – Un sostegno per le piccole imprese. Adesso per andare avanti l’unico modo è quello di adeguarsi ai tempi, di rinnovarsi per poter continuare a stare sul mercato anche se in modo diverso».
E alle immagini apocalittiche di città dormitorio dove la saracinesche sono abbassate e l’economia si muove nei grandi centri commerciali esterni, Poppi non ci sta. «Oggi aprire un’attività è un’impresa e ci vuole comunque coraggio – conclude – Non stiamo vivendo un periodo di crisi, ma di trasformazione economica che non ci porterà alla desertificazione commerciale dei centri e delle periferie, ma alla necessità dei negozianti di adeguarsi ai cambiamenti per rimanere sul mercato».
Con una richiesta di ulteriore sostegno alle amministrazione. «Si chiede un aiuto soprattutto per il commercio di periferia – conclude – Malgrado le difficoltà che oggettivamente anche i comuni devono oggigiorno affrontare».