Per un anno hanno sopportato in silenzio. Impossibile comportarsi altrimenti col proprio figlio, all’epoca aveva solo 15 anni e loro lo giustificavano anche se era irrispettoso e soprattutto violento. Tre settimane fa però ha superato il limite. Pur di farsi consegnare dalla mamma e dal papà 5 euro, una cifra irrisoria, non ci ha pensato due volte a impugnare un coltello e ha puntato la lama dritto alla gola dei genitori. Loro nella paura hanno trovato finalmente la forza di dire basta e l’hanno denunciato ai carabinieri. Ora il sedicenne si trova in provincia di Brescia. Una cooperativa sociale cercherà di rieducarlo.
Storia amara quella che hanno raccolto i carabinieri di Verano Brianza e che in settimana è sfociata nel provvedimento della procura per i reati di maltrattamenti in famiglia e rapina aggravata. Il ragazzino, adottato, avrebbe sempre avuto un carattere difficile, ma da un anno a questa parte le quattro mura domestiche si erano trasformare in un inferno. Lui faceva richieste di denaro piccole somme, 5 o 10 euro, ma quotidiane. Se i genitori si rifiutavano, erano parolacce, urla, strattoni. Una routine sopportata a denti stretti e lacrime da mamma e papà.
Una lotta continua tra l’istinto dei genitori di proteggere e giustificare e la paura dell’uomo di subire ancora. Il sospetto è che il figlio fosse entrato in qualche giro sbagliato, frequentando cattive compagnie con cui beveva o forse faceva anche uso di droghe leggere. Il 26 agosto scorso però la casa veranese ha fatto da scenario addirittura a una rapina. Durante l’ennesimo scontro mamma e papà hanno provato a lasciar perdere, ma il sedicenne quel giorno era più insistente del solito. Di fronte ai continui no si è diretto in cucina, ha impugnato un coltello e l’ha puntato dritto alla gola di uno dei genitori. Voleva 5 euro, non gli importava ferirli, voleva quei soldi.
La paura ha preso il soppravvento, i coniugi si sono quasi scusati, hanno sfilato la piccola banconota dal portafogli e lui si è tranquillizzato. Ma l’escalation di violenza, arrivata a un’arma, li ha spinti questa volta a chiedere aiuto ai carabinieri. Alla caserma di via Comasina hanno trovato tutta la comprensione e l’ascolto per una storia difficile da raccontare. Il fitto fascicolo è finito sulla scrivania di un giudice, che il 18 settembre scorso ha disposto il trasferimento del ragazzo in una cooperativa sociale di Brescia, nella speranza che la sua storia possa cambiare al meglio.