Piscine, limiti Covid impraticabili: «Così si rischia la chiusura». I gestori alzano la voce: «Impossibile far fronte ai costi»

Le regole ci sono, ma secondo Arisa (Associazione regionale imprese dello sport, che aderisce a Confcommercio Milano, Lodi, Monza Brianza) rendono ancora più difficile operare. Un problema che interessa oltre mille impianti natatori in Lombardia che da febbraio devono fare i conti con una attività sostanzialmente bloccata.
Una piscina: i gestori chiedono di cambiare le linee guida Covid
Una piscina: i gestori chiedono di cambiare le linee guida Covid

Limiti impraticabili. E le piscine lombarde rischiano di affondare per colpa delle linee guida per l’emergenza Covid.

Le regole ci sono, ma secondo Arisa (Associazione regionale imprese dello sport, che aderisce a Confcommercio Milano, Lodi, Monza Brianza) rendono ancora più difficile operare.

“La densità di affollamento in vasca -dice la norma- è calcolata con un indice di 7 mq. di superficie di acqua a persona. Fermo restando che deve in ogni caso essere assicurato il distanziamento interpersonale di almeno un metro, fatta eccezione per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale, la densità di affollamento nelle aree solarium e verdi è calcolata con un indice di superficie di calpestio a persona coerente con l’indice di densità affollamento in vasca di cui sopra. Il gestore pertanto è tenuto, in ragione delle aree a disposizione, a calcolare e a gestire le entrate dei frequentatori nell’impianto in base agli indici sopra riportati”.

Indicazioni che, nei fatti, secondo i gestori, mettono in seria difficoltà chi si occupa di piscine, tanto da paventare la possibilità addirittura della chiusura stessa di alcune delle strutture.

“Se con i prossimi provvedimenti normativi le linee guida non verranno modificate, moltissimi impianti saranno costretti a chiudere – dichiara il direttore di Arisa Paolo Uniti – I gestori, infatti, si trovano oggi nell’impossibilità di far fronte agli elevati costi di gestione aggravati dalle numerose e frequenti procedure di sanificazione ed igienizzazione, necessarie a garantire la sicurezza degli utenti”.

Il rischio di “tirare giù la cler” è concreto e causerebbe un danno economico e occupazionale grave, con un impatto anche sugli enti pubblici, spesso proprietari degli impianti. Un problema che interessa oltre mille impianti natatori in Lombardia che da febbraio devono fare i conti con una attività sostanzialmente bloccata, in particolare per i corsi per tutti, dai bambini agli anziani, che venivano svolti.

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