Il Brianza Pride con l’annunciata Via Frocis in programma sabato 27 ad Arcore ha portato lo scompiglio all’interno del consiglio comunale di Monza. Giovedì 26 gran parte della minoranza ha abbandonato polemicamente l’aula dopo che il centrosinistra ha bocciato la proposta di discutere la mozione con cui Marco Monguzzi di Fratelli d’Italia ha chiesto la revoca del patrocinio del Comune alla manifestazione. Il centrodestra ha messo sotto accusa la parodia della Via Crucis in quanto ritenuta offensiva della religione cattolica: «È una questione di valori» ha scandito l’esponente di FdI che con il suo testo ha invocato da parte della giunta una «condanna rispetto all’uso blasfemo e provocatorio» di un simbolo sacro.
Monza: le minoranze lasciano l’aula sul Brianza Pride
Il confronto non è nemmeno cominciato in quanto 16 rappresentanti della maggioranza hanno votato contro l’avvio del dibattito a fronte dei 7 esponenti dell’opposizione a favore: si sono astenuti la presidente del consiglio Cherubina Bertola, Tullio Parrella di Azione e Sergio Visconti di Monzattiva mentre il sindaco Paolo Pilotto non ha partecipato alla votazione. A quel punto i toni si sono infiammati ed è scoppiata la bagarre: «State mettendo il bavaglio al consiglio comunale – ha protestato con veemenza Monguzzi – non mi sento rappresentato dall’aula». Pochi istanti dopo, mentre la presidente Bertola minacciava di sospendere la seduta e chiamare le forze dell’ordine, gli esponenti del centrodestra hanno abbandonato l’assemblea ad eccezione di Paolo Piffer di Civicamente.
«Non contestiamo il Pride – ha precisato venerdì Monguzzi – ma la Via Frocis in quanto offende i valori in cui crede la maggior parte della popolazione: avere rispetto non significa lasciarsi offendere. Il centrosinistra non ha avuto il coraggio di metterci la faccia e di affrontare l’argomento in quanto avrebbe rischiato di spaccarsi».
Monza: Azione prende le distanze dal Pride
Venerdì, intanto, Azione con un comunicato ha fatto sapere che non sostiene il Brianza Pride e lascia ai singoli iscritti la decisione di partecipare: «Se ci si propone di “fare politica”, tanto da pubblicare un vero e proprio manifesto politico dell’evento – ha affermato la segreteria provinciale nella sua nota – l’utilizzo reiterato e provocatorio di taluni termini, su tutti “Via Frocis”, che possono facilmente urtare la sensibilità di milioni di persone, escono fuori da quella che é una normale dialettica per sconfinare nella provocazione fine a sé stessa, buona solo per creare contrapposizioni e non per unire. Si è arrivati dunque al paradosso per cui si possono fare liberi riferimenti alla Via Crucis o storpiare nomi di gruppi politici, assumendo un atteggiamento che gli stessi organizzatori stigmatizzano quando viene rivolto verso persone appartenenti alla comunità lgbtqia+. Questo modo di sostenere le proprie ragioni poco si addice a un dibattito serio e concreto, in grado di produrre risultati».