“Quota 162”: la “Casa della montagna” del Cai di Monza si prepara a raggiungere la vetta del suo potenziale. E non solo perché il numero degli iscritti continua a crescere – sono 960 i soci attuali, e l’obiettivo è arrivare presto al traguardo dei mille – ma anche perché sembra che i tasselli del progetto che prevede, tra gli altri, la realizzazione di un centro di arrampicata sportiva e di un parco urbano accessibile alle scuole e alla comunità, stiano finalmente per prendere il loro posto all’interno del puzzle di via Rosmini 11.
Monza e il sogno Cai: a che punto è il progetto
E se da piazza Trento e Trieste il commento (per ora) è che «l’iter procede», lasciando intendere che non manchi poi molto alla definizione degli ultimi dettagli, a entrare un po’ più nel merito è Mario Cossa, presidente della sezione monzese del Club alpino italiano. «Il Cai, a livello nazionale, si sta sempre più avvicinando al mondo dell’agonismo. Un centro federale di allenamento dedicato all’arrampicata ancora manca: lo potrebbe ospitare Monza che, oltretutto, si trova in una posizione geograficamente comoda sia per raggiungere le montagne, sia per richiamare a sé atleti da altre regioni», dal Piemonte al Trentino.
“Quota 162” potrebbe diventare il primo centro di questo tipo, utile anche a definire e avviare da un punto di vista agonistico un sistema unico di formazione e di allenamento, «costantemente aggiornato secondo le direttive più recenti, dove si possano formare atleti» in grado di partecipare anche a competizioni internazionali e olimpiche. È in questa direzione che ultimamente si stanno concentrando i sogni e gli sforzi del Cai di Monza, impegnato in un dialogo costante sia con l’amministrazione comunale, sia con i vertici nazionali del Club. Ora tutte le attenzioni sono concentrate sulla palestra, tanto che sembra essere passata (per ora) in secondo piano l’ipotesi di costruire subito anche la torre per l’arrampicata da 40 metri da utilizzare per gare e allenamenti.
«Al momento usare il condizionale è più che un obbligo. Speriamo, però, di avere presto buone notizie». Anche perché dall’inaugurazione ufficiale della sede di via Rosmini sono passati ormai più di due anni: erano gli inizi del luglio 2023 (il 5, per l’esattezza) quando il taglio del nastro di “Quota 162” ha richiamato, oltre alle autorità, tanti soci e appassionati di montagna.
Monza e il sogno Cai: come è nato il centro Quota 162
All’epoca i suoi spazi erano già in funzione da qualche tempo: avevano iniziato a ospitare corsi, riunioni e attività rivolte alla comunità già dai primi mesi di quell’anno. L’ex centro sportivo del Verga è stato rimesso completamente a nuovo, grazie all’impegno di tanti soci che hanno prestato volontariamente competenze e manodopera, a partire dall’estate del 2021, dopo lo sgombero degli antagonisti del centro sociale Foa Boccaccio 003. Ma il Cai aveva iniziato ad accarezzare il progetto di una propria “casa” già ai tempi dell’ex giunta Scanagatti: all’epoca aveva visto sfumare la possibilità di realizzarla all’interno di un capannone di proprietà comunale di via della Lovera e poi, anche in alcuni spazi del Circolo Libertà. Solo sul finire del 2019 si è imbattuto nella possibilità di acquistare l’area di via Rosmini, all’epoca di proprietà della Federcalcio, società della Figc, ma abusivamente occupata da dieci anni.