La Brianza torna alla carica con un sogno che culla da almeno tre anni: vedere le sue dimore di delizia inserite tra i monumenti che l’Unesco considera patrimonio dell’umanità: martedì 22 luglio il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità il protocollo con il Consorzio di gestione della Villa reale e del Parco che segna l’avvio del percorso per la presentazione della candidatura: l’iter, il cui esito è tutt’altro che scontato, potrebbe richiedere dai sei ai dieci anni.
«Stiamo gettando i primi semi – ha commentato il presidente Luca Santambrogio – nei prossimi mesi assegneremo gli incarichi agli esperti che dovranno redigere gli studi preliminari» alla compilazione del dossier da presentare alla sezione italiana dell’organismo. Solo dopo la redazione delle prime ricerche gli amministratori provinciali decideranno la fisionomia dei beni per i quali chiederanno il riconoscimento: non punteranno su singoli edifici ma su quello che costituisce un unicum non solo in Italia, ovvero il sistema diffuso di dimore di delizia costruite dalle famiglie nobiliari tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo nella Brianza monzese, lecchese e comasca oltre che nel Nord Milano. Nella proposta dovrebbe rientrare la reggia di Monza sia per ragioni di prestigio sia per l’attrattività esercitata dalla città: «Ci saranno senz’altro le dimore comunali come Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, villa Gallarati Scotti di Vimercate e villa Borromeo d’Adda di Arcore – ha aggiunto il presidente – per tutte quelle private dovremo chiedere ai singoli proprietari».
Villa reale di Monza e dimore di delizia: di che cosa stiamo parlando
Il lavoro che attende gli esperti non sarà facile perché, come ha spiegato all’aula la dirigente Erminia Zoppè, non esiste una catalogazione esauriente delle dimore di delizia: l’elenco dovrebbe comprendere quelle che sono state costruite dalle famiglie nobiliari in località amene e dall’aria salubre per trascorrere le vacanze e periodi di svago, organizzare feste o battute di caccia e, contemporaneamente, per mostrare la loro ricchezza e il loro potere. Tutte sono accomunate dall’impianto a palazzo a corte aperta, circondate da parchi estesi, dotate di passaggi nascosti e tutte sono state abbellite da artisti più o meno noti: nel corso dei secoli la gran parte è passata da una famiglia gentilizia all’altra e tante sono diventate di proprietà pubblica.
La base di partenza su cui i ricercatori lavoreranno è la manifestazione Ville Aperte, organizzata dalla Provincia a partire dal 2008, che di stagione in stagione ha visto crescere i partner e i beni aperti al pubblico: nel 2024 i visitatori sono entrati in 76 dimore di delizia oltre che in decine di chiese ed edifici storici.
Villa reale di Monza e dimore di delizia: l’esame romano preliminare
«L’iter è complesso – ha ammesso la dirigente – gli studi propedeutici serviranno per elaborare un dossier preliminare, ben strutturato» in cui saranno illustrate le peculiarità del circuito di cui si chiede il riconoscimento e le caratteristiche che accomunano le ville disseminate in un’area parecchio vasta. Se il lavoro supererà il vaglio della commissione romana dell’Unesco la Provincia stilerà il dossier definitivo, in inglese, in cui elencherà tutte le dimore del circuito, che sarà inviato a Parigi per il pronunciamento finale: solo sulla carta i passaggi potrebbero sembrare rapidi.
L’attestato dell’Unesco, sono convinti in Provincia, contribuirebbe a valorizzare il patrimonio culturale del territorio e favorirebbe l’organizzazione di iniziative ed eventi che richiamerebbero un pubblico ben più vasto dei visitatori di Ville Aperte che nel 2024 hanno toccato le settantamila presenze.