Saper fare e reagire alle avversità: l’Università di Milano da 5 anni studia il modello Brianza

Il "modello Brianza" studiato da anni sarà il prossimo anno oggetto di un volume del quale sono stati anticipati alcuni aspetti
Il convegno sul "modello Brianza"
Il convegno sul “modello Brianza” Fabrizio Radaelli

Il modello Brianza. Un sistema industriale che rappresenta un unicum per la sua concentrazione di imprese, per i risultati ottenuti costantemente, per il suo saper fare e il suo saper reagire alle avversità. Un gruppo di studiosi dell’Università degli Studi di Milano sta analizzando lo “spirito” brianzolo da cinque anni per individuarne la genesi e le peculiarità in una prospettiva futura. Un lungo lavoro condotto in memoria del professor Pier Franco Bertazzini (del quale in questi giorni ricorre il settimo anniversario della morte), con il sostegno del Centro Studi Liberi nell’Agorà, Lions Club Monza Host, Assolombarda, Confcommercio e Fidim srl.

Il “modello Brianza” in un volume: territorio economicamente avvantaggiato dalla sua posizione

Il prossimo anno sarà redatto un volume che raggruppa le ricerche degli studiosi che nei giorni scorsi, nell’aula magna dell’Istituto Dehon di Monza, hanno anticipato alcuni passaggi. Spiegare l’oggi attraverso la storia è la chiave di lettura per un territorio che parte, comunque, avvantaggiato dalla sua posizione geo-strategica tra Nord e Sud, Est e Ovest dell’Europa e che ha visto svilupparsi commercio e affari.

«La Brianza –ha sottolineato Germano Maifreda, ordinario di storia economica – è stata caratterizzata sin dal Medio Evo da una forte identità locale e ha goduto di una autonomia fiscale prolungata negli anni. La sua posizione ha favorito la realizzazione di infrastrutture e di una rete di canalizzazione. Qui è avvenuta un’interazione tra agricoltura e manifattura con la creazione di piccole filande che hanno portato allo sviluppo di un’abilità imprenditoriale».

Le caratteristiche dello spirito di impresa brianzolo – che si sono mantenute nel tempo- si possono riassumere, secondo il docente, in tre connotati: «valorizzazione dell’iniziativa personale, attitudine al rischio ponderato, creatività nel trovare soluzioni». L’impresa brianzola nel corso della storia ha imparato ad adattarsi e a ripartire anche dopo essere stata sottoposta a pesanti stress quali guerre, crisi economiche e, ultima, la pandemia.

Modello Brianza, dopo la pandemia il territorio capace di riprendersi in maniera dinamica

«Nel 2020 –ha commentato Daniela Preite, docente di Business Administration– la maggior parte delle aziende ha fatto registrare un utile netto positivo. La Brianza ha dimostrato di essere un territorio capace di riprendersi bene, un territorio dinamico, innovativo, resiliente. Cosa non certo scontata». Un altro esempio di ripartenza brianzola nel corso della storia l’ha ricordato il ricercatore Gian Maria Brunazzi quando nella seconda metà dell’800, la pebrina, una malattia contagiosa del baco da seta aveva provocato il collasso della produzione serica. «Inizialmente fu un problema sociale con la perdita di posti di lavoro, soprattutto per le donne, l’aumento della mortalità infantile e della criminalità, ma dal 1866 crebbe la coltivazione del cotone. Il numero dei telai tra il 1866 e il 1891 aumentò del 364%, quello degli addetti alla lavorazione del 213% passando da 1964 a 5312. Alla fine dell’800 la Brianza divenne un importante distretto manifatturiero».