Lo «stato di salute della nostra sanità non è dei migliori. Certo: ci sono delle eccellenze in ambito ospedaliero, ma negli ultimi cinque anni, per intenderci dall’emergenza della pandemia a oggi, non sono stati fatti passi in avanti».
Pippo Natoli, coordinatore di Cittadinanzattiva per Monza e Brianza, non crede al mito della sanità lombarda: «Dal punto di vista degli utenti i problemi esistono, eccome» spiega, precisando che, dai dati raccolti attraverso le interviste realizzate nei mesi scorsi, «sono ancora troppe le persone che si scontrano con tempi di attesa per visite ed esami molto più lunghi di quelli richiesti dal loro medico: ci è stato segnalato da oltre il 40% delle persone con cui abbiamo parlato. Poi c’è il problema degli interventi considerati come non urgenti, per cui si registrano attese di centinaia e centinaia di giorni. Ancora: secondo il nostro rapporto un utente su quattro è costretto a recarsi in un ospedale diverso da quello a cui si rivolge per la prenotazione, spesso senza poter contare su un servizio di trasporto pubblico agevole».
Sanità: per un brianzolo su due non c’è la visita nei tempi delle impegnative, il problema delle cancellazioni
Cittadinanzattiva segnala anche che «negli ultimi tempi sono cresciute le cancellazioni di visite ed esami all’ultimo momento, dopo mesi di attesa. Abbiamo rilevato che spesso la direzione ospedaliera le chiama benevolmente “sospensioni”, ma a chi le subisce spesso non viene spiegato nulla e oltretutto non viene nemmeno più richiamato».
Un altro aspetto da considerare e «che richiederebbe un’analisi approfondita» è quello che riguarda il pacchetto di altri servizi sanitari diffusi sul territorio: «Consultori, centri per le dipendenze, centri per la salute mentale e sportelli di sostegno psicologico: anche in questo caso sarebbe necessario un intervento organico di rafforzamento, ma sono tematiche queste purtroppo ben poco considerate. Dopo la pandemia sono stati inseriti più psicologi, questo sì, ma in ogni caso le carenze sono, e sembrano destinate a restare, croniche».