Monza – “Benvenuti nel quartiere delle puzze”. Non sarà il massimo, come accoglienza, ma per alcuni residenti di San Rocco, questo purtroppo è il biglietto da visita che il quartiere presenta agli occhi, pardon, ai nasi, di chi lo attraversa.
Ecco perché la scorsa settimana in alcuni punti-chiave di San Rocco (viadotto, depuratore, rotonde) campeggiavano vari striscioni coi quali si chiede di risolvere il problema dei miasmi generati dall’impianto gestito da Alsi, e nato negli anni ‘60. A partire dallo stop al suo ampliamento, ossia alla realizzazione della sezione Trattamento rifiuti speciali (Trs), la cui gara è peraltro stata sospesa un mese fa, alla vigilia dell’apertura delle buste per l’assegnazione dei lavori; un contratto da 11 milioni di euro.
Con i cartelli, è arrivata anche una nuova lettera aperta, indirizzata all’amministrazione e alla stampa, firmata dall’associazione Fuori dal pantano. «Sottoponiamo alla vostra attenzione i cartelli che abbiamo esposto nel quartiere, frutto della nostra esasperazione nel vedere come il tema sia in ogni caso preso sottogamba dall’Alsi e dalla nostra amministrazione pubblica – scrive il movimento civico di quartiere -. A poco sono servite le nostre rimostranze scritte, a nulla le nostre richieste di proseguimento del dialogo: da mesi l’amministrazione ci ignora».
Fuori dal pantano porta all’attenzione un esempio: «Stanno discutendo dell’ampliamento della sezione Trs senza minimamente tenere conto del fatto che la gente ha espresso totale dissenso verso questa iniziativa. La gente chiede che il Trs venga eliminato, non ampliato», argomentano.
Anche di questo si parlerà comunque nell’assemblea pubblica dedicata a «fare il punto» sul depuratore di San Rocco, fissata per venerdì 18 dicembre dal tavolo di coordinamento tenutosi due settimane fa in Comune.
Tra i temi più caldi, proprio il via ai lavori per la sezione Trattamento rifiuti speciali (Trs), l’iter del cui appalto è stato bloccato a metà ottobre su richiesta della Provincia, che sta studiando le carte del progetto, e che non esclude l’ipotesi di spostare l’impianto in un altro sito. Da qui la necessità di prendere tempo: fino a 6 mesi, come a norma di legge, anche se alcune risposte potrebbero arrivare già fra un mese, all’assemblea pubblica, dove sarà anche illustrato lo stato dell’arte dei lavori in corso, soprattutto l’andamento dell’ossigenazione delle vasche di dei fanghi, affidata alla ditta Sapio di Monza.
Giuliano da Frè