Carate – Ha scelto un pilone del ponte vecchio per nidificare e così, da due settimane, l’anatra senza nome è diventata la mascotte del borgo che si apre attorno alle millenarie grotte di Realdino. Residenti e passanti buttano sempre un occhio giù nel Lambro quando passano a piedi sul ponte. Vedono che lei c’è, indaffarata a tenere al caldo le uova deposte qualche giorni fa, e passano oltre.
I bambini starebbero a guardarla per ore mentre cova le sue undici uova. E c’è anche chi, ogni giorno, le getta da mangiare. E’ Gaetano Disca, settantasette anni, che raggiunge il centro esatto del ponte, stacca un pezzo di mollica da una pagnotta di pane fresco, la imbeve in una ciotola di acqua calda, e la butta giù.
I pezzetti di pane finiscono dritti dritti nel becco di mamma anatra, uno splendido germano reale dal piumaggio bruno macchiato di marrone scuro, che così si rifocilla e torna a covare, incurante del capannello di curiosi che la osserva dall’alto. Per impedire che i piccoli che nasceranno tra una ventina di giorni possano cadere nel fiume prima del tempo, Disca, un passato da muratore e un amore infinito per gli animali, ha calato sul pilone che spunta dal ponte di via Alle Grotte un sottovaso, mattoni e pietre.
«Credevo che l’anatra – racconta il pensionato – potesse usare il sottovaso come nido, ma ha preferito la nuda roccia. Invece i sassi e i mattoni li ho calati con una corda per creare una barriera protettiva. Non si sa mai, visto che il Lambro è lì sotto e che il livello dell’acqua potrebbe anche alzarsi se continua a piovere». L’anatra che non ha nome ma che a Realdino fa impazzire tutti, già l’anno scorso aveva scelto il piccolo ponticello per dare alla luce i suoi piccoli.
«L’anno scorso – racconta Disca – le uova erano dodici. Quando si sono dischiuse, cinque anatroccoli hanno seguito la mamma nel Lambro, mentre gli altri sette non si decidevano a buttarsi in acqua. Allora mi ricordo che li abbiamo aiutati noi con un lungo bastone, a buttarsi nel fiume. Uno spettacolo della natura. E’ stata una emozione indescrivibile vedere i piccoli anatroccoli mettersi in fila indiana e seguire la mamma».
Disca non vede l’ora che anche quest’anno sotto le arcate del ponte di Realdino si ripeta il miracolo. Nell’attesa, con altri residenti del borgo, pensa a sfamare mamma anatra che, premurosissima, non abbandona le sue uova per un attimo. E sarà ancora lei, dopo la nascita degli anatroccoli, ad occuparsi di loro. Li guiderà verso le acque del Lambro e insegnerà loro a nuotare e a nutrirsi fino a che non saranno in età per volare.
Alessandra Botto Rossa