Verano, gip negò arresto per lo 007 dell’ex moglie di Molteni. La Procura ci riprova

La Procura di Como avrebbe voluto arrestare il detective assoldato dall’ex moglie di Alfio Molteni, ma il gip negò la custodia cautelare. Ora il Tribunale del riesame discuterà il ricorso del pm per la mancata concessione della custodia
Alfio Vittorio Molteni, l’architetto ucciso
Alfio Vittorio Molteni, l’architetto ucciso

La Procura di Como voleva arrestare il detective privato assunto da Daniela Rho con l’incarico di cercare e documentare eventuali condotte illecite o uno stile di vita dissoluto dell’ex marito Alfio Vittorio Molteni, architetto originario di Verano Brianza, prove poi da utilizzare nella causa di separazione e per l’affidamento delle figlie.

Ma il giudice delle indagini preliminari aveva respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere per Giovanni Terenghi, 58 anni di Molteno, ex carabiniere, investigatore privato e titolare della In.Ter.Nos. investigazioni di via Cavour, sempre a Molteno.

Ora il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare del fascicolo sull’omicidio dell’architetto Molteni, torna alla carica. E a metà maggio discuterà a Milano, davanti ai giudici del Tribunale del Riesame, il ricorso contro la mancata concessione della custodia cautelare all’investigatore privato.

Il gip non aveva accolto la richiesta della Procura ritenendo che non sussistesse né il pericolo di reiterazione del reato (considerato il fatto che Terenghi è incensurato e che i fatti contestati erano ormai datati nel tempo), né quello di possibile inquinamento delle prove. Posizione ovviamente condivisa dall’avvocato Paolo Camporini, difensore di Terenghi assieme alla collega Francesca Beretta di Milano: «Le esigenze cautelari mi sembrano assolutamente insussistenti. Uno perché sarebbe un provvedimento del tutto anacronistico. Due perché nel merito lui agiva su mandato della cliente e in modo del tutto inconsapevole rispetto a quello che si muoveva intorno».

Terenghi è accusato di concorso nel reato di stalking ai danni dell’architetto Molteni, di calunnia (per aver tentato di denunciare il professionista ucciso a Carugo accusandolo di essere finito in un giro di spaccio di droga) e del concorso «morale e materiale» nell’incendio della Range Rover di Molteni, bruciata il 27 maggio 2015 nel garage sotto l’ufficio dello studio professionale di Mariano Comense dell’architetto.