Uno di Desio, l’altro di Seregno: si fingono i cuochi di Berlusconi e truffano un’azienda

Si sarebbe presentato, con tanto di foto pubblicate sui giornali a scopo pubblicitario, con le credenziali di cuoco di famiglia dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Così un desiano, con il complice di Seregno, ha truffato un’azienda comprando cibo per quasi 4.700 euro.
Silvio Berlusconi fuori dalla sua villa di Arcore in una foto di qualche anno fa
Silvio Berlusconi fuori dalla sua villa di Arcore in una foto di qualche anno fa Fabrizio Radaelli

Si sarebbe presentato, con tanto di foto pubblicate sui giornali a scopo pubblicitario, con le credenziali di cuoco di famiglia dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Una scusa clamorosa con la quale si sarebbe guadagnato credibilità nel settore a tal punto da raggirare una ditta della provincia di Bergamo, dalla quale si sarebbe fatto consegnare succulenti generi alimentari senza pagare il conto.

L’azienda, infatti, è parte lesa nel processo che si sta svolgendo in tribunale a Monza. Si è costituita parte civile (rappresentata dal legale del Foro di Bergamo, Eugenio Sarai) contro i due imputati, accusati di truffa in concorso un 46enne originario della provincia di Agrigento, ma residente a Desio, e un 47enne di Seregno.

Il desiano, al momento detenuto a Monza per altre faccende, si sarebbe presentato come chef di casa Berlusconi. La vicenda risale già a qualche anno fa, in particolare al mese di giugno del 2012, ma solo nelle ultime ore se n’è tornato a parlare in aula a Monza davanti al giudice, Marta Pollicino.

Secondo la ricostruzione della Procura di Monza, i due imputati sarebbero responsabili di una truffa dal sapore natalizio. Avrebbero contattato l’azienda di Curno, fornendo le loro credenziali e quelle della ditta che dicevano di rappresentare. Avrebbero effettuato un consistente ordinativo di generi alimentari per un valore di quasi 4.700 euro (per la precisione 4.672 euro), senza però far vedere il becco di un quattrino.
In tribunale a Monza sono stati ricostruiti i momenti della consegna della merce. In aula, infatti, sono stati ascoltati due testi, il legale rappresentate dell’azienda e l’autista che aveva effettuato il trasporto dell’ordinativo.

«Sono venuti nella nostra azienda – ha sottolineato il legale rappresentante – e hanno effettuato l’ordine, ma non hanno pagato nulla. Ci eravamo messi d’accordo che il pagamento sarebbe avvenuto attraverso ricevuta bancaria. Abbiamo effettuato anche dei solleciti, ma niente».

«Quel giorno – ha raccontato l’autista del furgone che aveva compiuto la consegna – si sono presentati a un certo punto con due, tre macchine. Mi è sembrato strano che la consegna dovesse compiersi con quelle modalità, peraltro in mezzo alla strada. Tanto che ho chiamato in ditta per raccontare ciò che stava accadendo. Ci siamo tutti un po’ straniti».

Una volta recuperata la merce, il furgone delle consegne è tornato alla base, mentre gli acquirenti se ne sono andati senza pagare nulla. Attesi in aula gli ultimi testimoni della curiosa faccenda.