Mille a Desio contro Pedemontana Nessun sindaco alla manifestazione

Un migliaio di persone domenica 22 settembre alla manifestazione contro Pedemontana organizzata a Desio da Legambiente e Comitato Beni comuni. Associazioni, enti, comitati con una certezza: fermare l’autostrada si può. Nessun sindaco presente.

Mille persone a Desio per dire che l’autostrada Pedemontana si può ancora fermare. Che è soltanto costosa. E che può anche essere pericolosa. Domenica 22decine di associazioni, enti, comitati hanno risposto all’appello di Legambiente e Comitato Beni comuni per tornare a manifestare a Desio contro la nuova arteria est-ovest che attraversa anche l’intera Brianza monzese. Partita dalla frazione di San Giorgio intorno alle 14.30, proprio nella zona in cui l’impatto dell’autostrada sarà più forte, il corteo ha raggiunto piazza Don Giussani, dove dopo gli interventi il pomeriggio si è trasformato in una festa.

Alcuni rappresentanti politici ma, con l’eccezione dei Comunisti italiani e la folta rappresentanza del Movimento 5 stelle, nessuna bandiera ufficiale. Né tantomeno i sindaci dei Comuni coinvolti dal passaggio di Pedemontana, che non hanno risposto alla richiesta degli organizzatori disertando la manifestazione.

Tra i partecipanti invece molti gruppi di Desio, inclusi i comitati di quartiere di San Giorgio, San Giovani Battista, San Vincenzo, No inceneritore e Cives.

«No alla Pedemontana, no alla mobilità fondata sul binomio fallimentare auto-alta velocità, no alle grandi opere inutili e dannose; si alla tutela della salute e del territorio, alla messa in sicurezza di tutte le aree inquinate dalla diossina, ad un’altra mobilità». Erano queste le coordinate di una iniziativa che sottolineava anche come il « tratto brianzolo ci costerà 100 milioni di euro. Con questi fondi si potrebbe invece investire nella mobilità sostenibile».

E poi, i rischi per la salute. Per la diossina, per esempio. «La diossina – ha spiegato il professor Paolo Mocarelli, primario del laboratorio di analisi dell’ospedale di Desio ai tempi dell’Icmesa – non penetra nella falda acquifera e non resta in superficie, ma a circa 20-30 centimetri nel sottosuolo .Si trova nell’aria, ovunque, anche al Polo Nord. Entra a contatto con l’uomo quando viene ingerita (latte, carne e formaggi la contengono) o inalata. E’ un veleno. Ma la pericolosità dipende dalla quantità». E la quantità, dice, dipende da come verranno fatti i lavori nei cantieri: «Il lavoro deve essere fatto bene. Le amministrazioni devono esigerlo. La questione va affrontata in modo rigoroso e non emotivamente».