«A Monza il ballottaggio non sarà tra il centrosinistra e il centrodestra, ma tra il centrosinistra e la destra: la Lega, ormai, ha gettato la maschera che in qualche occasione ha coperto la sua parte più esplicitamente razzista, xenofoba e fascista». Ne è convinto il ministro della Giustizia Andrea Orlando che venerdì, in città per una visita lampo a sostegno del sindaco Roberto Scanagatti, ha lanciato un appello non solo ai simpatizzanti del Pd e dei suoi alleati, ma a tutti gli elettori «democratici». Il Carroccio di Matteo Salvini, ha commentato, non è quello di Roberto Maroni e di Umberto Bossi: «È comparabile – ha affermato – alla destra sovranista e antieuropeista di Marine Le Pen. Non guarda più ai territori e al federalismo, ma si gioca tutto sulla paura». In questo scenario i padani non punterebbero a vincere per amministrare ma per utilizzare i comuni come «palchi per i loro comizi ideologici».
«Scanagatti – ha aggiunto – ha saputo risolvere i problemi, ha riqualificato il centro e ha rafforzato l’identità culturale di Monza». «Nei prossimi giorni – ha raccomandato Orlando ai militanti – fate leva su quanto realizzato e sugli obiettivi raggiunti perché le polemiche sui massimi sistemi non servono. Parlate con la gente e ricordatevi che al ballottaggio possono accadere le cose più strane e chi al primo turno si è espresso per un candidato ora può votare per l’altro».
Di fronte al ministro il sindaco uscente non ha rinunciato a lanciare un affondo sui temi della legalità: «La nostra amministrazione – ha ricordato – ha dovuto riprendere le fila di una città in cui un assessore, due consiglieri e il capo di gabinetto del sindaco della giunta Mariani-Allevi sono stati condannati. Io e i 96 candidati del centrosinistra abbiamo firmato un codice etico: vedremo se nei prossimi giorni arriverà un segnale inequivocabile» anche dai suoi avversari. Scanagatti ha ribadito che non si apparenterà con i candidati esclusi dal ballottaggio: «Non lo faccio – ha spiegato – perché ho rispetto per gli elettori. C’è chi nei mesi scorsi ha compiuto una scelta difficile e si è presentato in contrapposizione con il centrodestra in cui i moderati rappresentano solo il 12%. Se c’è stata una rottura non capisco come mai ora punti a tornare nell’alveo». Il riferimento è a Pier Franco Maffè che ha tentato di aggregare il centro: il 25 giugno Scanagatti cercherà di attrarre chi domenica 11 ha votato per lui così come gli elettori del Movimento 5 Stelle e di Civicamente di Paolo Piffer. L’apertura nei confronti delle due forze è palese: «Siamo disponibili – ha precisato – a confrontarci sui contenuti e ad accentuare alcune caratteristiche del nostro programma» che possono essere condivise da chi è rimasto escluso dal secondo turno.