«Ho pensato di non farcela. Ma sono ripartita»: Ivana Di Martino si racconta alla vigilia della Monza-Resegone

Pochi mesi fa l’aggressione da parte di quattro uomini. Poi la morte della madre. La runner Ivana Di Martino ha pensato non farcela, ma è ripartita. E dopo una nuova impresa, è pronta per la Monza-Resegone. La monzese racconta al Cittadino.
Ivana Di Martino
Ivana Di Martino Nicolas Tarantino

Questa storia parla di fatica e dolore, d’amore e resilienza. Resilienza: un concetto che va molto di moda ultimamente, è una forza che trovi dentro di te per superare quei momenti difficili che la vita di sbatte in faccia come un secchio d’acqua gelida mentre stai dormendo. Questa storia parla di Ivana di Martino (a fianco nelle foto di Ivan Tarantino), una donna e mamma lavoratrice come tante, una runner combattiva e appassionata, che il 29 ottobre di quest’anno è stata aggredita in pieno giorno a Milano da quattro uomini, mentre beveva a una fontanella. Poco dopo Ivana ha subito la perdita della madre, morta il 6 gennaio. Per tutta risposta Ivana di Martino, che una come tante non è, ha compiuto un’altra delle grandi imprese che costellano la sua vita da runner non professionista: 700 chilometri percorsi in 8 giorni, è partita il 10 maggio da Ventimiglia e è arrivata il 17 maggio a Muggia (Slovenia). 88 chilometri al giorno per aiutare i bambini della Dynamo Camp, 88 chilometri al giorno per ritornare a vivere….

Come sta?

Bene, sorprendentemente bene. Questa volta ero molto allenata e anche se ho avuto parecchi problemi, tra i tanti una tendinite molto forte alla tibia e una congestione che mi ha costretta a correre con quaranta di febbre. Ho pensato più volte: mi fermo? La risposta è stata sempre no, ho pianto ma ho continuato a correre, dopo i miei figli questo è stato il viaggio più bello della mia vita.

Non è nuova a questo genere di imprese, nel 2013 ti sei cimentata in “21 volte donna”.

Avevo in braccio Caterina (Ivana ha tre figli di 13, 11 e 7 anni), che mi ha sorriso mentre la tenevo in braccio. Lei è il mio sole, lei ha ispirato il progetto di girare l’Italia in 21 giorni, 21 mezze maratone con Doppia Difesa per diffondere un messaggio alle donne: se hai un sogno lo puoi realizzare. Ero appena stata operata al cuore e mi dicevano che non avrei potuto più correre, invece eccomi qua, tutte ce la possiamo fare.

Nel 2014 è stata la volta di Running for Kids.

Il progetto è nato dall’incontro con Paolo Ferrara di “Terres des Hommes”: 462 chilometri in 21 giorni (da Catania a Milano) dedicati ai bimbi profughi non accompagnati. Sono passata per i centri d’accoglienza, è stata un’esperienza molto forte.

Torniamo a Rexist Run: “resistere per esistere”.

Un progetto nato inizialmente da un’idea mia e di Fabio Vedana, il mio allenatore, per correre dalla Francia alla Slovenia o viceversa. Ma dopo l’aggressione del 29 ottobre è cambiato tutto. Un fatto terribile che mi ha sconvolto la vita, non c’è stata violenza sessuale ma continuo a sentire quelle mani sconosciute e puzzolenti che violano il mio corpo, me le sento ancora addosso, dappertutto.

Prova rabbia?

Rabbia, tristezza, sto ancora elaborando la cosa con la mia psicologa. Sono costante e determinata, non mi fermo mai, ho il controllo e reagisco a tutto, ma questa cosa mi ha fermata. Non riuscivo a fare nulla. Grazie all’aiuto dei miei amici runner e alla vicinanza dei miei cari stavo cercando di liberarmi da quel blocco ma poi mia mamma si è ammalata e il 6 gennaio è morta. Mia mamma, il mio faro. Ho pensato di non farcela, sono stata a letto per giorni.

Ma bisogna continuare a correre, giusto?

Giusto. Ho ripreso in mano il progetto e ho detto al mio allenatore che avrei fatto qualcosa di estremo: 700 chilometri in 8 giorni da Ovest a Est, dal buio alla luce. Fabio mi ha detto ok, si può fare. Alla fine di gennaio ho cominciato ad allenarmi come una pazza, mi sono buttata anima e corpo in questo progetto per continuare a vivere. Dopo tre mesi sono partita e sono arrivata. Senza Luca Borreca che mi ha seguito correndo e in bici non ce l’avrei fatta. Senza l’amore per la mia famiglia e l’amore per la vita non avrei superato le sofferenze e le difficoltà legate a questo incredibile viaggio.

Resilienza è la forza misteriosa che ti prende e non ti lascia andare giù. La sua salvezza è stata la corsa, come è iniziato tutto?

Sono nata e vissuta a Monza per 28 anni, poi a malincuore mi sono trasferita per amore a Milano. Ho iniziato in Forti e Liberi e mi allenavo spesso al Parco, il meraviglioso Parco di Monza che mi manca moltissimo! Non sono diventata professionista a causa dei miei problemi di cuore, ma non ho mai pensato di mollare, correre mi dà la forza per andare avanti nella vita, è energia, ossigeno, linfa vitale.

Ha una famiglia, dei figli, lavora, dove lo trova il tempo?

Al mattino molto presto o in pausa pranzo, l’allenamento è un appuntamento irrinunciabile delle mie giornate, anche se tra i figli e il lavoro (Ivana lavora come insegnante di sostegno) gli impegni non mancano.

Dove la trova la forza di portare il fisico all’estremo?

Lo sport aiuta ad affrontare la vita e funziona come antidepressivo naturale, io ho bisogno di endorfine come l’aria. Quando corro mi isolo, mi libero e mi ricarico. Ma ogni sforzo deve essere fatto per uno scopo preciso, solo così non si molla alle prime difficoltà.

I tuoi figli corrono?

Fanno tutt’altro e sono contenta che ognuno trovi la sua strada, quello che conta da genitore è essere d’esempio. Mia mamma attraverso un’infinità di piccoli gesti mi ha dato grandi lezioni di vita.

Ivana correrà la Monza-Resegone il 20 giugno, sarà felice di incontrare chiunque voglia conoscerla. Per sapere di più di lei il sito ivanadimartino.com