Il Parma Fc ripartirà dai Dilettanti: il crollo dopo l’arresto del limbiatese Manenti

Non c’è solo il Monza che spera in un miracolo all’ultima asta per sopravvivere in Lega pro. L’eco della stagione nera del calcio brianzolo di riflesso è arrivata anche in Emilia Romagna: il Parma Fc è fallito ufficialmente lunedì 22 giugno e la spinta sull’orlo del baratro era arrivata dall’arresto del presidente Manenti.Ripartirà dai Dilettanti.
L’ex presidente del Parma, il limbiatese Giampietro Manenti
L’ex presidente del Parma, il limbiatese Giampietro Manenti

Non c’è solo il Monza che spera in un miracolo all’ultima asta per sopravvivere in Lega pro. L’eco della stagione nera del calcio brianzolo di riflesso è arrivata anche in Emilia Romagna: il Parma Fc è fallito ufficialmente lunedì 22 giugno alle 14 e la spintarella sull’orlo del baratro era stata data dall’arresto dell’ultimo proprietario, il limbiatese Giampietro Manenti.

Le ultime ore della società gialloblu sono trascorse in attesa di una proposta d’acquisto: alle 14 del 22 giugno si sono chiusi i termini per le offerte e poi non è rimasto altro che decretare il fallimento societario. Le uniche due cordate ammesse alla trattativa si erano già ritirate, poi la messa in liquidazione della società e sul piano calcistico una nuova partenza dai Dilettanti.

LEGGI Il Parma Fc del limbiatese Manenti è fallito: debiti per oltre 218 milioni di euro

La sentenza di fallimento era stata depositata a metà marzo con un debito complessivo di oltre 218 milioni di euro. Pochi giorni prima, il 17 marzo, la notizia dell’arresto del presidente della società, il limbiatese Giampietro Manenti, con l’accusa di reimpiego di capitali illeciti nell’ambito di un’operazione contro il riciclaggio e l’autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso. Uno shock per la “provinciale” di successo che negli anni ’90 sotto la gestione di Nevio Scala (da giocatore passato anche nel Monza) aveva scalato i vertici del calcio non solo nazionale vincendo Coppa Italia, Coppa delle Coppe e Supercoppa,

Manenti aveva acquisito le quote di maggioranza di un Parma già in gravi difficoltà a inizio febbraio, a capo di una cordata di affaristi dell’est Europa. L’imprenditore di origini limbiatesi era l’unico volto noto dell’operazione. L’anno precedente aveva tentato la scalata senza fortuna al Brescia: « Brescia è lontana, è stato Corioni a non voler vendere. Parma è il futuro», aveva detto al Cittadino a febbraio. Fino al 22 giugno.