#Fuoriporta, il libro di Alberto Costa e tutte le verità di Adriano Galliani

Nella rubrica di Fabio Monti i libro dell’ex giornalista del Corriere della Sera, con le più belle interviste realizzate tra il 2002 e il 2016: “Da Calciopoli ai Pink Floyd” raccoglie anche le “chiacchierate” con alcuni dei più grandi protagonisti del calcio italiano degli ultimi 20 anni
Adriano Galliani in tribuna al Brianteo durante Monza - Fermana 3 - 0. Sotto di lui, tra gli altri, il sindaco Dario Allevi, Roberto Mazzo e Vincenzo Iacopino
Adriano Galliani in tribuna al Brianteo durante Monza – Fermana 3 – 0. Sotto di lui, tra gli altri, il sindaco Dario Allevi, Roberto Mazzo e Vincenzo Iacopino

Le interviste più belle realizzate fra il 2002 e il 2016 da Alberto Costa, firma storica del Corriere della Sera, sono diventate un libro: «Da Calciopoli ai Pink Floyd» (Absolutely Free Libri, 277 pagine, € 18). La confessione di grandi protagonisti del pallone, da Totti al duo Pirlo-Gattuso (che hanno firmato la prefazione), da Riva e Ancelotti a Costacurta e Maldini, da Capello e Mancini a Zaccheroni e Guidolin, da Trapattoni e Prandelli a Sacchi e Zoff, serve anche a capire come sia cambiato il calcio in questo inizio del Terzo Millennio.

Ma alla presentazione milanese di lunedì 29 aprile, che ha radunato molti degli intervistati, in una serata di forti emozioni, è stato soprattutto Adriano Galliani ad occupare la scena, grazie ai suoi racconti rossoneri del periodo in cui era stato «prestato» al Milan (febbraio 1986-aprile 2017), prima di far rientro alla casa madre, cioè al Monza, a settembre 2018.

Nel libro, è stata ripresa un’intervista del 23 febbraio 2011, in coincidenza con il venticinquennale berlusconiano al Milan e due mesi prima di vincere il 18° scudetto (con Allegri in panchina), nella quale Galliani racconta che «se non avessi incontrato il dottor Berlusconi sarei un piccolo imprenditore brianzolo». In pubblico, ha finalmente spiegato che cosa successe davvero nella notte di Marsiglia (20 marzo 1991): «Era il ritorno dei quarti di Coppa dei campioni; all’andata, a San Siro, avevamo pareggiato 1-1, come il 26 ottobre 1988 con la Stella Rossa. Due anni prima, al ritorno, ci aveva salvato la nebbia di Belgrado. Stavamo perdendo 1-0, partita sospesa al 57’ e rigiocata il giorno dopo, con qualificazione ai rigori, che ci aveva permesso di andare avanti, fino a vincere in finale con la Steaua. Quando a Marsiglia, mentre l’Om era in vantaggio 1-0, si erano spente le luci, avevo pensato: qui ci salviamo un’altra volta e vinceremo la Coppa. Siccome i riflettori faticavano a riaccendersi, pensavamo che l’arbitro Karlsson avrebbe sospeso la partita e ci avrebbe fatto rigiocare il giorno dopo. E andammo vicinissimi a questa soluzione. Invece le cose cambiarono e sappiamo come è finita». E poi ha raccontato quando il 18 maggio 1994, dopo il 4-0 al Barcellona, lui e Capello avevano dimenticato la Coppa dei campioni nella sala della cena di gala, ad Atene, a festa finita, e la signora delle pulizie l’aveva già messa in un sacco nero. Una volta recuperata, Galliani se l’era portata, come sempre, in camera e aveva dormito con Lei. Altri tempi.