Vimercate: tenta un furto, poi aggredisce addetto alla sicurezza e carabiniere

Un 23enne senegalese da qualche tempo escluso dal programma di accoglienza della prefettura per scaduti limiti di tempo ancora protagonista di un episodio di violenza: dopo aver picchiato due uomini alla stazione di Arcore, ha aggredito un uomo e un carabiniere a Vimercate.
arcore stazione carabinieri
arcore stazione carabinieri Valeria Pinoia

Aveva picchiato due uomini in stazione ad Arcore con un pugno e una testata in faccia, senza motivo. Processo per direttissima e libero il giorno dopo, perché incensurato. Questa settimana è tornato a colpire pestando un civile e un carabiniere in un attacco di rabbia. Nemmeno lo spray al peperoncino usato in caserma è bastato a placarlo.

Lui è un 23enne senegalese, da qualche tempo escluso dal programma di accoglienza della prefettura per scaduti limiti di tempo. E quindi in strada. Lunedì pomeriggio si è presentato nella sede della cooperativa Aeris a Velasca di Vimercate dove più volte si era recato cercando qualcuno con cui chiacchierare. Questa volta ha provato a rompere con un sasso il lucchetto di una bicicletta parcheggiata nel cortile. L’addetto alla sicurezza ha provato a farlo desistere. Il 23enne ha sferrato un pugno in faccia all’uomo e poi ha cercato di colpirlo con la grossa pietra che aveva già in mano. La vittima ha riportato contusioni al viso che non guariranno prima di una settimana. Stessa prognosi per uno dei carabinieri della Radiomobile di Vimercate, intervenuti con il supporto della pattuglia di Bernareggio. Il militare ha riportato profondi graffi sul viso e un trauma legato a un colpo ricevuto sulla mandibola. Anche ridotto in manette, il senegalese ha continuato ad agitarsi, scalciare e tentare di sfasciare tutto. Ce l’ha fatta con il lunotto della gazzella, preso a calci e finito in frantumi.
In caserma a Vimercate i carabinieri hanno valutato di ricorrere anche allo spray al peperoncino che però non ha sortito l’effetto sperato. Ultima spiaggia: la chiamata dell’ambulanza e il sedativo somministrato dagli operatori. Le perizie cui il giovane è stato sottoposto escludono patologie psichiche. Il processo per direttissima si è tenuto la mattina successiva e il migrante è finito in carcere.

L’episodio mette in luce la pericolosità di un soggetto che, anche a detta degli operatori dai quali è stato seguito, ha perso la rotta e non ha freni. Pochi giorni dopo l’episodio di Arcore, la responsabile di area di Aeris raccontava del declino emotivo del 23enne dopo la fine del programma di accoglienza e l’assenza di iter alternativi. Perfino il rimpatrio era stato valutato ma poi escluso per la mancanza di procedure accessibili e di fondi.