Un monzese racconta l’emozione del vaccino anticovid accanto al padre di 91 anni

“Il bene più prezioso”: un racconto breve per raccontare la gioia di aver accompagnato il padre all’ospedale San Gerardo per ricevere la prima dose del vaccino anticovid.
Massimiliano Riva Max & Teo
Massimiliano Riva Max & Teo Fabrizio Radaelli

Un racconto breve per raccontare la gioia di aver accompagnato il padre all’ospedale San Gerardo per ricevere la prima dose del vaccino anticovid. È firmato Massimiliano Riva, monzese noto per essere il titolare di un negozio storico di abbigliamento a Sant’Albino (con il fratello) e per avere anche la passione per la scrittura. In questo caso con “Il bene più prezioso” ha raccontato le sensazioni degli utenti ma anche il lavoro degli operatori. Una volta pubblicato sui social, Riva ha inviato il testo anche al Cittadino e all’Asst Monza che a sua volta l’ha condiviso.

“Se è vero che invecchiando si è più inclini a commuoversi, bè!…allora io ho l’età di Matusalemme. Oggi ho portato mio padre, anni novantuno, a fare la prima dose di vaccino. All’ospedale San Gerardo di Monza ero in compagnia di un plotone di giovanotti e ragazzine ultraottantenni. Tutti preoccupati. Tutti in ansia. Ma mica per il vaccino! Tanti di loro arrivano dalla miseria, dalla fame vera. Sono nati a cavallo della seconda guerra mondiale. Loro. Cosa volete che gliene freghi di una puntura in un braccio!

La vera preoccupazione, per questa generazione, che va’ in ospedale, in banca, in posta o negli uffici comunali con una sorta di ossequiosa riverenza, è quella di non capire, di essere in ritardo, di non avere i documenti che servono, di non sapere dove andare.

E io li sentivo. In ansia. Fuori dall’ospedale. Prima di entrare. Mentre facevano l’inventario dei documenti da portare: “Ti!… Te tirà sü al teserìnn(tessera sanitaria)? E la carta d’identità? Dai, dai! Va’ dentar! L’è mèj vèss lì un po’ prima!”

In realtà il San Gerardo, enorme com’è, un po’ di soggezione la incute. Tutte paure che svaniscono non appena varcata la soglia. Un’ organizzazione fantastica e celere accoglie e supporta i vaccinandi. Ed è la pazienza, la disponibilità e l’amorevolezza con cui vengono trattate le nostre madri e i nostri padri che mi ha commosso. Ho sentito le due giovani donne addette al primo triage ripetere le stesse istruzioni all’infinito, per poi spiegarle ancora e ancora. E sempre con il sorriso, con pazienza e rispetto. Per persone che fanno questo tutto il giorno, per tutti i giorni della settimana, da tante settimane, questo livello di professionalità è ammirevole.

E io sono grato a queste donne. Sì. Quasi tutte donne. Le più coraggiose. Le più sensibili. Le più preparate. Oggi ho avuto la conferma che saranno loro a salvare il mondo dai disastri che abbiamo combinato.

Per un attimo ho provato una sorta di orgoglio. L’orgoglio di appartenere a questa terra. L’orgoglio di vedere come stanno affrontando la battaglia nel “mio” ospedale. L’orgoglio di essere italiano.

Grazie a tutti gli operatori dell’Ospedale San Gerardo di Monza per aver onorato nel modo migliore la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid. Grazie per come avete accolto, vaccinato e rassicurato mio padre, uno dei beni più preziosi che ho al mondo. #sonoquelchesono #ospedalesangerardomonza #ledonnehannounamarciainpiù”.