Trenord, il bilancio del nuovo orario invernale: servizio invariato, spariti i pendolari della Seregno-Carnate

La “grande rivoluzione” è entrata ufficialmente in vigore lunedì 10 dicembre. Ma la percezione, dopo la prima settimana di introduzione del nuovo orario invernale, è che le cose non siano cambiate di molto per i pendolari lombardi. Anzi, non sono cambiate affatto. Ecco il punto della situazione a una decina di giorni dall’introduzione delle novità.
Pendolari e studenti cercano di trovare posto su un treno di Trenord
Pendolari e studenti cercano di trovare posto su un treno di Trenord

La “grande rivoluzione” è entrata ufficialmente in vigore lunedì 10 dicembre. Ma la percezione, dopo la prima settimana di introduzione del nuovo orario invernale, è che le cose non siano cambiate di molto per i pendolari lombardi. Anzi, non sono cambiate affatto. Lo sanno molto bene gli utenti di Trenord, alle prese con il solito stillicidio di soppressioni, cancellazioni parziali, ritardi anche abissali. Lo sanno benissimo gli ormai pochi viaggiatori della soppressa Seregno-Carnate.

Messo in campo per cercare di salvare il salvabile e traghettare Trenord e il trasporto ferroviario regionale almeno al 2020, quando entreranno in servizio i nuovi treni che andranno a sostituire l’attuale flotta vecchia di oltre trent’anni e sempre più soggetta a guasti di varia natura, il nuovo schema ferroviario non ha modificato la sostanza. E se sulle linee che fanno tappa a Seregno, quelle per Como-Milano e quelle per Saronno-Milano, ritardi e cancellazioni sono rimasti tutto sommato invariati rispetto al solito (corse strapiene e in ritardo sono sempre all’ordine del giorno), i veri disastri sono stati dirottati (scientemente?) sulle linee per Lecco-Milano e Paderno-Milano: qui i pendolari hanno vissuto giorni di passione con ritardi quotidiani di 30 minuti negli orari di punta, una miriade di soppressione a fronte di una carenza di informazioni.

La linea monca

Il mondo è davvero cambiato, in peggio, per gli utenti della Seregno-Carnate. L’ufficializzazione della soppressione della tratta, dopo due mesi di chiusure settimanali, ha avuto come primo effetto il crollo dell’utenza, passata dai 478 pendolari giornalieri quantificati a marzo di quest’anno ai quindici che oggi ricorrono ai bus sostitutivi.

«Ho provato a utilizzare il servizio martedì 11 – spiega Stefano Terenghi, referente dei pendolari della tratta e curatore di un seguito blog sulla ferrovia ora senza treni -. Sono salito a Lesmo e sono arrivato a Seregno con un ritardo di 9 minuti rispetto a preventivato. Ci sono problemi di orario, visto che la previsione di Trenord di 40 minuti per coprire la tratta tra Seregno e Carnate è troppo ottimistica persino nelle ore non di punta e quindi con poco traffico, sia di fermate che sono poco chiare e non sufficientemente indicate». A testimonianza di ciò, Terenghi ha pubblicato sui social un video dove corre a perdifiato, attraversando la strada provinciale di Lesmo, per inseguire il bus sostitutivo di Trenord che, invece di fermare in zona stazione come indicato nelle comunicazioni ufficiali, ferma molto più a sud, nella zona del centro sportivo, e dalla parte opposta della strada. Un secondo video-prova certifica il passaggio a Lesmo degli autobus con 16 minuti di ritardo in direzione Seregno e 12 in direzione Carnate.


«È un servizio che funziona poco e male – continua Terenghi -. Quando c’è traffico o si trova il passaggio a livello del Besanino tra Biassono e Lesmo abbassato, il viaggio dura praticamente un’ora. La Seregno-Carnate non è una semplice linea di 15 km. Entra nel contesto, ad esempio, del tratto più ampio che Rfi chiama Seregno-Bergamo. E, ancora più in grande, è un tratto della cosiddetta Pedemontana ferroviaria Novara-Brescia, lunga 450 km. Non tutti sanno che utilizzando, ad esempio, è possibile raggiungere Malpensa senza passare per il nodo di Milano e risparmiando anche una decina di euro». La tratta soppressa, comunque, non rischia di ammalorarsi per inattività visto che sui binari orfani del trasporto passeggeri continuano a transitare i treni merci.

Oltre a questo, si profilano anche problemi per i rimborsi per i disservizi delle scorse settimane: la chiusura della linea non dà diritto, secondo Trenord, ad alcun rimborso. Al massimo a un bonus, «se dovuto», applicato all’abbonamento (in questo caso, agli autobus: ticket e mensili hanno mantenuto lo stesso importo di quelli attivi per i treni) acquistato il terzo mese successivo «al mese in cui si sono verificati i ritardi». Una visione del disservizio contestata dai pendolari, che chiedono invece forme di rimborso diverse, visto che in pochissimi continueranno a usufruire del servizio.

I bonus

Intanto sono scattati i bonus relativi alla qualità del servizio del mese di ottobre e che saranno rimborsabili, attraverso degli sconti agli abbonamenti mensili di gennaio. Sulle 38 tratte lombarde, in 24 non hanno raggiunto lo standard minimo del servizio del 5%. In Brianza pagano tutte pegno tranne il Besanino e la S9. Bonus in arrivo, invece, per i pendolari della Choasso-Como-Monza-Milano, della Bergamo-Carnate-Milano, della Seregno-Carnate (il bonus sarà utilizzabile per gli abbonamenti al servizio autobus sostitutivi), della Asso-Seveso-Milano e della Mariano/Camnago-Seveso-Milano e della Lecco-Carnate-Milano (una delle peggiori in Lombardia).



I sindacati

A una decina di giorni dalla protesta dei sindaci che si sono presentati in 18 con fascia tricolore alla stazione di Seregno per dire «no» ai tagli, anche i sindacati hanno voluto prendere posizione: «Siamo solidali con i sindaci della Brianza che stanno manifestando contro i tagli di Trenord: le novità introdotte dal nuovo orario invernale, infatti, incideranno negativamente su molte tratte brianzole. In una delle province più urbanizzate di Italia, dove già si soffre abbondantemente per il traffico e l’inquinamento da polveri sottili, la scelta di Regione Lombardia di tagliare sul trasporto pubblico non ci sembra lungimirante». Le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre affermato che «la riduzione delle corse risponde a una logica di tagli lineari e tradisce una concezione della ferrovia obsoleta in cui la gente si recherebbe al lavoro solo negli orari di punta, senza considerare l’esigenza di moltissimi pendolari che si muovono per lavorare o per studio in orari diversi. Così si disincentiva l’utilizzo del treno e si alimenta il traffico su gomma con evidenti ripercussioni sulla qualità della vita. È necessario potenziare le infrastrutture e aumentare gli organici per evitare la congestione delle linee e garantire un servizio adeguato agli standard europei»,



Senza treni ma stazione a nuovo

Intanto un’altra stazione ferroviaria è finita sotto i ferri degli operai. In particolare di quelli armati con pennello che, da martedì 18, hanno iniziato a dare una bella mano di vernice allo scalo di Macherio.

Peccato che, come già accaduto per quella di Lesmo, si stia procedendo a ristrutturare edifici addetti all’accoglienza dei passeggeri quando si è deciso di cancellare i treni che dovrebbero trasportare quegli stessi passeggeri. I pendolari della zona potrebbero anche prenderlo come un buon auspicio: presto potrebbero tornare i convogli, nell’attesa si dà un colpo di spugna e di pennello alle infrastrutture. A Lesmo Rfi aveva provveduto a sistemare la stazione dopo anni di degrado con una ritinteggiatura totale dell’edificio e la sistemazione della banchina. La cancellazione dei treni decisa da Trenord ha bloccato anche il piano di interventi dell’amministrazione comunale lesmese che stava pensando di riqualificare la strada che da via Marconi porta alla stazione con asfaltatura, installazione dell’illuminazione pubblica e creazione di parcheggi per bici e per auto.