Seregno, il don esorcista a tempo pieno: «I casi sono in aumento»

Don Ambrogio Villa il 27 settembre ricorderà il 50esimo della ordinazione sacerdotale. «Il vescovo ti chiama a collaborare con lui nell’accogliere le persone particolarmente “ferite” nell’anima e nella loro spiritualità».
don Ambrogio Villa
don Ambrogio Villa Paolo Volonterio

Don Ambrogio Villa, seregnese di 74 anni, domenica 27, alle 11, nel santuario di Santa Valeria ricorderà il 50esimo di ordinazione sacerdotale. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1970, è stato per 19 anni alla Barona in Milano, quindi a Gallarate e poi a Gorgonzola, come responsabile della comunità pastorale Madonna dell’Aiuto fino al settembre 2018. E componente, dal 2012, del collegio degli esorcisti della diocesi ambrosiana.

È a Gorgonzola che ha “sentito” questa sensibilità che l’ha portato a diventare esorcista. «Non c’è nessuna sensibilità – ha risposto – è una “chiamata” che il vescovo ti fa, chiamandoti a collaborare con lui nell’accogliere le persone particolarmente “ferite” nell’anima e nella loro spiritualità sia dal maligno sia dalle difficoltà umane, relazionali”.

A Gorgonzola come avevano visto il suo doppio ruolo ?

«I miei parrocchiani – anche per il fatto che ero loro parroco da diversi anni e quindi mi conoscevano bene – avevano capito il grande valore ecclesiale di questo “ministero”: anche perché io sollecitavo spesso i fedeli a pregare per me. La preghiera è la prima azione che l’esorcista fa (lo stesso “esorcismo” non è altro che una serie di preghiere, seguendo l’apposito “rituale ufficiale” promulgato dalla chiesa); in più tra i miei parrocchiani, avevo scelto una dozzina di persone, suddivise in tre gruppi, che mi assistevano durante gli esorcismi sia pregando, sia eventualmente “contenendo” la persona che si fosse agitata smodatamente durante l’esorcismo stesso. È stato relativamente faticoso svolgere entrambe le “occupazioni”, quella di parroco e quella di esorcista: ma avevo una popolazione “magnifica” e di grande fede che mi supportava».

Dal 2018, ha scelto di lasciare la parrocchia e di dedicarsi a tempo pieno a questa attività. Come mai?

«Il vicario episcopale mi ha chiamato a nome dell’arcivescovo chiedendomi se, visto che sono in continuo aumento i casi, e non trovando sacerdoti disposti a questo ministero, fossi dell’idea di accettare di lasciare il compito di prevosto per dedicarmi a tempo pieno, come semplice sacerdote, a questa missione. Cosa che ho fatto senza fatica, perché comprendo la preziosità di questo servizio ecclesiale. E perché anzitutto come sacerdote sono a servizio di Gesù e della Chiesa».

Come si svolge questa attività? Chi segnala i casi?

«Oh, si presentano a frotte: sia perché ormai il mio nome circola molto anche su Youtube, sia per il passa-parola, sia perché diversi sacerdoti fanno il mio nome o addirittura mi portano loro parrocchiani».