Seregno: chiusa e aperta di nuovo la pizzeria Country, è il quinto avvicendamento

Venerdì sera a Seregno ha riaperto la pizzeria Country, sulla scorta di una segnalazione certificata di inizio attività presentata da un egiziano che in precedenza figurava nel novero dei dipendenti. In settimana era stata oggetto di una nuova interdittiva antimafia. È il quinto avvicendamento.
Seregno - La pizzeria
Seregno – La pizzeria giustizi

Ha riaperto venerdì sera a Seregno, sulla scorta di una segnalazione certificata di inizio attività presentata da un egiziano che in precedenza figurava nel novero dei dipendenti, la pizzeria d’asporto di via Colzani da sempre gestita dalla famiglia Sculli (la pizzeria Country), oggetto in settimana di una nuova interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Monza e Brianza e recepita dal Comune di Seregno, che si è concretizzata con la decadenza dei titoli autorizzatori relativi alla somministrazione di cibo e bevande intestati ad Angela, moglie dello storico titolare Santo Sculli.


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La vicenda occupa le cronache ormai da un anno e mezzo, fin da quando il coinvolgimento nell’inchiesta “Dedalo”, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, di Massimo Salvatore Sculli, uno dei figli di Santo ed Angela, ha portato alla prima interdittiva antimafia. Da allora la pizzeria ha riaperto prima a nome di Caterina e quindi di Antonio, altri due figli di Santo, ed infine della moglie Angela, fino ad arrivare alla novità appena descritta, in un susseguirsi di colpi di scena, che si intrecciano tra la volontà dello Stato di far rispettare il dettato legislativo e quella della famiglia di lavorare per provvedere al sostentamento proprio e delle maestranze. Nel frattempo, i legali ed i consulenti degli Sculli stanno preparando la documentazione per il ricorso al Consiglio di Stato, dopo che il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, nel giugno dello scorso anno, ha negato la possibilità di utilizzare nuovamente l’ampliamento del locale di via Colzani, considerato irregolare dagli uffici comunali, per l’incapacità giuridica della proprietà a mantenere la concessione su suolo pubblico, in conseguenza della prima interdittiva.