Ricerca, un lettore portatile del Dna made (anche) in Brianza: l’intervista al besanese Lorenzo Colombo

C’è un brianzolo tra gli inventori di “bCUBE”, la prima piattaforma portatile al mondo di analisi del Dna. L’intervista a Lorenzo Colombo, di Besana in Brianza, che spiega di cosa si tratta.
Besana in Brianza: bCUBE con Fabrizio Sala
Besana in Brianza: bCUBE con Fabrizio Sala Signorini Federica

C’è un brianzolo tra gli inventori di “bCUBE”, la prima piattaforma portatile al mondo di analisi del Dna. Lui si chiama Lorenzo Colombo, è di Besana in Brianza, ha 32 anni ed è capo tecnico e amministratore del comparto italiano della startup Hyris, che in un cubo di pochi centimetri e in un chilogrammo di peso ha racchiuso la possibilità di effettuare, fuori dal laboratorio, test genetici di qualunque tipo. Martedì il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala ha incontrato Colombo, ingegnere fisico, e il collega Stefano Lo Priore, chimico industriale, ceo e fondatore di Hyris, per conoscere il frutto maturo del loro lavoro. “Motivo di orgoglio per noi sapere che si tratta di uno strumento interamente realizzato in Italia e al 90 per cento in Lombardia – ha detto il vicepresidente Sala – Tra i nostri principali obiettivi c’è proprio quello di trattenere sul territorio questi progetti e i nostri talenti, apprezzati e invidiati in tutto il mondo”.
L’intervista a Lorenzo Colombo spiega di cosa si tratta.

Partiamo dall’inizio: cos’è Hyris e qual è il tuo ruolo in essa?
L’idea di Hyris nasce nel 2015 dalla precedente esperienza decennale negli Stati Uniti di Stefano, lavorando con le più grandi aziende al mondo in campo di biotecnologie. L’ambizione era di diventare la prima piattaforma globale di analisi del DNA “delocalizzata”, in contrapposizione all’attuale modello basato su laboratori centralizzati. Ho iniziato a lavorare per Hyris come capo tecnico, con il compito di dare forma all’idea e riuscire a realizzare un dispositivo miniaturizzato in grado di competere con le attuali tecnologie allo stato dell’arte, già in uso nei grandi laboratori. Obiettivo che siamo riusciti ad ottenere grazie anche ad un team giovane ed affiatato composto da ingegneri e biotecnologi.

Obiettivo raggiunto e oggi concretizzato in quel che si chiama bCUBE (dove la “b” sta per “bio” e CUBE rimanda alla forma). Di cosa si tratta?
bCUBE è il mattone fondamentale della nostra piattaforma di analisi delocalizzata. Permette di scoprire se nel campione analizzato è presente o meno una certa sequenza di DNA di interesse. La sequenza può essere per esempio caratteristica di un patogeno, e rivelarne quindi la presenza in un campione vegetale, animale, alimentare o anche umano. Oppure si può ricercare una sequenza relativa ad una particolare specie vivente, per l’autenticazione delle materie prime o degli alimenti, determinando ad esempio se il trancio di pesce sotto analisi è veramente tonno come dichiarato oppure no.

Quanto tempo è servito per arrivarci?
Per arrivare al prodotto attualmente in commercio sono stati necessari quasi tre anni di lavoro, passando per diverse versioni prototipali.

E quali discipline si sono intrecciate nella fase di studio e realizzazione?
Uno degli ingredienti fondamentali che ci ha permesso di raggiungere questi risultati è un team affiatato con competenze molto eterogenee: commerciali, ingegneri, softwaristi e biologi, hanno continuamente messo a confronto punti di vista estremamente differenti che sono stati condensati nel bCUBE.

Cosa rende bCUBE qualcosa di unico nel suo genere?
Il tipo di analisi effettuata da bCUBE non è nuova, è anzi uno standard di riferimento anche nella diagnostica umana. Grazie a bCUBE, però, per la prima volta questa tecnologia esce dai laboratori centralizzati: la macchina non ha solo caratteristiche uniche di compattezza (un cubo di circa 10 cm di lato e poco più di 1 Kg), ma per la prima volta diventa il terminale di una rete globale ed interconnessa. Le macchine sono in grado di interpretare automaticamente i risultati delle analisi, rendendo la tecnologia accessibile anche a persone senza esperienza in biologia, solo utilizzando il proprio smartphone o qualunque pc dotato di connessione a internet. Grazie alla connessione ad un database centrale, le macchine formano una grande rete in grado di “imparare” a dare risultati sempre più precisi grazie ad un numero crescente di dati sperimentali a disposizione. La tecnologia che ha permesso la miniaturizzazione di bCUBE è oggetto di brevetto, rilasciato in Italia ed Europa ed in approvazione negli Stati Uniti e in Cina.

bCUBE è stato disegnato, progettato e realizzato in Italia. Che dire a riguardo?
Sì, la produzione è interamente italiana, per la maggior parte realizzata proprio in Lombardia. Il tessuto industriale lombardo ha avuto un ruolo importante anche durante la fase di sviluppo del prodotto: la disponibilità di un grande numero di aziende con competenze in settori diversi, fortemente interconnesse e disposte a sperimentare, ha permesso di passare dallo studio del sistema alla sua realizzazione in tempi molto stretti, adottando soluzioni all’avanguardia.