Pipino: «Dalla dittatura finanziaria a quella terapeutica»

L’ex sindaco di Carate, ora tesoriere nazionale di Vox Italia, partito nato sulla scia delle idee del filosofo Diego Fusaro e con sede legale a Brugherio, punta il dito contro tutto e tutti: «Per accelerare la cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”, si sta consentendo, con la scusa di un virus che, intendiamoci, esiste di attuare quello che, negli ambienti dell’alta finanza viene chiamato “Grande reset” dell’economia»
Marco Pipino
Marco Pipino

Se in Regione e a Roma si litiga sulle responsabilità dei danni provocati dalle restrizioni, c’è chi ha una visione del tutto alternativa. E punta il dito contro tutto e tutti. Si tratta degli esponenti di Vox Italia, giovane e ambizioso partito nato sulla scia delle idee del filosofo Diego Fusaro, fin da ragazzo ospite critico dei salotti televisivi. Un movimento che, oltre ad avere sede legale in Brianza (a Brugherio), ha tra i propri fondatori un brianzolo: è l’avvocato (e già sindaco) caratese Marco Pipino, 56 anni, che ricopre il ruolo di tesoriere nazionale.

“Tutti gli attuali schieramenti politici – ha scritto in un polemico post su Facebook – di maggioranza e oppo-finzione, della cosiddetta destra e della cosiddetta sinistra, sono dalla stessa parte… Quella degli eurousurai, dei lockdown liberticidi e assassini di interi settori portanti dell’economia nazionale”.

«Lo ho scritto e affermo queste cose – ha spiegato – perché sono preoccupato e spero che queste riflessioni, prima o poi, le facciano in tanti. Se prima c’era una dittatura finanziaria, oggi viviamo in uno stato di dittatura terapeutica. Mario Monti diceva che per fare passi avanti servono delle crisi. Degli shock. Ebbene, per accelerare la cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”, si sta consentendo, con la scusa di un virus che, intendiamoci, esiste (e anzi sorprende che la giustizia non sia intervenuta di fronte a profili di responsabilità gravi, dato che a stato di emergenza già dichiarato fonti istituzionali sminuivano il pericolo), di attuare quello che, negli ambienti dell’alta finanza viene chiamato “Grande reset” dell’economia. Le vittime? Sempre le stesse: Pmi, lavoratori e classe media. Non è complottismo. Basta ascoltare quello che dicono, perché in certi ambienti non si nasconde per nulla l’intenzione di trasformare l’economia e, per esempio, di sostituire cinema e teatri con Netflix, la scuola con la Dad e il commercio di vicinato con l’e-commerce di Amazon. Certo, il bombardamento mediatico non aiuta a sviluppare una coscienza critica. E dire che l’informazione plurale dovrebbe essere garantita costituzionalmente».

Duro, da parte di Pipino, il giudizio sulla classe politica: «Destra e sinistra – spiega ancora- sono due facce dello stesso sistema. Tutelano gli interessi dei grandi centri di potere finanziario, che adesso si stanno prendendo tutto. Un tempo ho sostenuto Salvini per le sue posizioni sovraniste, ma ora in Lega ha prevalso la linea di Giorgetti di cambiare la Ue dall’interno, così come per altre forze sovraniste. Grave errore, perché l’Europa è irriformabile. L’unica via per salvare la Costituzione un tempo definita come “la più bella del mondo” è uscire da quell’unione che Craxi aveva pronosticato sarebbe stata un’inferno».

Dalla delusione per il fallimento dei sovranisti all’incontro con Fusaro il passo è stato breve. «Con Diego – spiega ancora Pipino – abbiamo fondato nel 2017 un’associazione culturale che si chiamava “Interesse nazionale”, poi abbiamo sentito l’esigenza di fondare un movimento che si ispirasse ai suoi temi, come il superamento della dicotomia tra destra e sinistra, che oggi non ha più senso. Esiste un unico popolo formato da una classe media borghese devastata e da una classe operaia altrettanto distrutta.

I cittadini non trovano più rappresentanza politica, neanche nei grillini, che si sono definiti post-ideologici, per poi farci capire che questo significava essere disposti a cambiare idea continuamente, senza alcuna remora. Noi, al contrario, ci definiamo il primo partito ideologico dell’era post-ideologica. In un anno siamo cresciuti moltissimo e sempre più persone stanno aprendo gli occhi. Anche qui in Brianza ci sono diversi circoli».