Nova Milanese: freddo e pioggia, le api stanno al “calduccio” e il miele è ai minimi

Ne parla Alessandro Raggi, 47 anni, di professione operaio, travolto, da ormai sette anni da una grande passione per l’apicoltura: «L’anno scorso ero arrivato a produrre 150 chili. Quest’anno se arrivo a cinque è tanto».
Alessandro Raggi  nell'area che ospita le arnie
Alessandro Raggi nell’area che ospita le arnie Giusy Taglia

Poco miele. Anzi pochissimo. Complice il freddo e la pioggia, seguita alle prime fioriture, le api preferiscono starsene a “casa”. Il Covid non c’entra. Almeno in questo caso. A sottolineare questo momento particolare per gli apicoltori è Alessandro Raggi, 47 anni, di professione operaio, travolto, da ormai sette anni da una grande passione per l’apicoltura.

«In questo periodo – ha sottolineato Raggi – si è impegnati con la produzione del millefiori. L’anno scorso ero arrivato a produrre 150 chili. Quest’anno se arrivo a cinque è tanto». E ha aggiunto: «Purtroppo il clima condiziona molto il lavoro delle api e non si può fare molto: le prime fioriture di primavera sono state subito limitate dalle gelate, quando le temperature erano miti, purtroppo pioveva. Se ci fossero state più giornate come quella di domenica scorsa avremmo replicato sicuramente le quantità dello scorso anno, ma così non è stato e si spera in un cambiamento di rotta per il resto della stagione».

Un piccolo grande universo a parte quello delle api che Alessandro Raggi ha imparato a conoscere giorno dopo giorno, anno dopo anno. Tutto è iniziato con un paio di arnie, un terreno su cui ha trovato ospitalità e poi l’esperienza maturata sul campo e documentandosi senza sosta. Il recupero degli sciami ha fatto sì che la famiglia si allargasse sempre di più. «Ora le arnie sono diciotto – ha proseguito – quest’anno, sempre complice il clima, non ci sono state sciamature, ma nemmeno recuperi di altri sciami. L’anno scorso, ricordo bene, in questo periodo c’era un grande rischio di sciamature».

«La prossima fioritura – ha concluso – è quella dell’acacia, che poi è la tipologia di miele più richiesto, complice anche i prodotti più noti messi sul commercio. Ma in realtà quello che di solito produco io è molto trasparente e dolce. E poi sarà il momento del tiglio, a giugno, che potrebbe salvare questa stagione iniziata molto sottotono».