Monza: spende 53mila euro con la carta aziendale, condannato a 20 mesi

Spese folli con la carta aziendale per un amministratore brianzolo: denunciato, il tribunale di Monza lo condanna a 20 mesi.
Monza: spende 53mila euro con la carta aziendale, condannato a 20 mesi

Viaggi a Manhattan con pernottamento al Waldorf Astoria (Park Avenue), spese sfrenate in vestiti da Abercrombie, cene in Sardegna e sulle Alpi. Tutto con la carta di credito di una società di cui, per anni, ha gestito l’amministrazione come un ragioniere fidato, puntuale e rigoroso.

A tre anni dalla denuncia presentata nei suoi confronti da un’azienda di Pessano con Bornago, un cinquantaquattrenne brianzolo è stato condannato dal giudice Angela Colella alla pena di un anno e otto mesi per il reato di appropriazione indebita aggravata. L’uomo, sin dagli anni ottanta, aveva rivestito il ruolo di amministratore unico e legale rappresentante per una società che gestiva una sala bowling a Pessano. Quando si è trattato di cedere la gestione dell’attività, tuttavia, la contabilità è venuta alla luce, e, con essa, almeno tre anni di “spese personali” sulla carta aziendale.

Cene in Sardegna, dove l’imputato era solito trascorrere le vacanze, o nelle alpi lombarde, sino a quel breve soggiorno da 7mila euro nella Grande Mela, tra acquisti in abbigliamento, il soggiorno all’Astoria, e, tra le altre, una concessione alla cultura, con una visita al Moma, il museo di arte moderna, assieme a moglie e figli. Una volta constata l’amara scoperta, la società si era rivolta all’avvocato Elena Franzoni, che aveva presentato querela in procura.

“L’ex amministratore unico ha fatto addebitare sul conto corrente aziendale un importo pari a 53.383,36 euro”, stando a quanto si legge nella denuncia che ha portato al processo. Successivamente al viaggio a Manhattan, le presunte “spese pazze”, sarebbero proseguite in modo “costante”, anche, appunto, in altre località di villeggiatura.

L’elenco delle contestazioni prevede pranzi, cene, viaggi, spese in pescheria e supermercati, e ancora altri acquisti di capi di abbigliamento, computer della Apple e altro ancora. Nei giorni scorsi, tra rinvii e cambi di giudice in tribunale, è arrivata infine la condanna.