Monza, mobilitazione anti-cemento davanti al municipio: presidio in piazza di ambientalisti e comitati (10 anni dopo)

Ambientalisti e comitati di Monza non scendevano in piazza da dieci anni. Lo faranno di nuovo alle 18 di giovedì 13 maggio, con un presidio di due ore organizzato di fronte al municipio per dire “Più spazi verdi e basta cemento”.
Monza Area feltrificio Scotti
Monza Area feltrificio Scotti Fabrizio Radaelli

Non scendevano in piazza da dieci anni. Lo faranno di nuovo alle 18 di giovedì 13 maggio, con un presidio di due ore organizzato di fronte al municipio di Monza e l’intenzione di ribadire a gran voce quello che hanno cercato di sostenere e dimostrare negli ultimi anni con petizioni, raccolte firme, osservazioni e proposte alternative: “Più spazi verdi e basta cemento”.

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Monza Giorgio Maioli architetto

All’epoca comitati e associazioni avevano protestato contro “la volontà della giunta Mariani di cementificare le grandi aree agricole di contorno alla città – si legge nel volantino che nelle ultime settimane ha fatto il giro della città e della rete – con oltre un milione e mezzo di metri cubi su Boscherona, San Fruttuoso, Casignolo, Cascinazza, Sant’Albino e zona stadio”.

Una variante urbanistica poi non approvata e revocata dall’amministrazione successiva. “Dopo dieci anni, nonostante le limitazioni causate dall’emergenza sanitaria, siamo di nuovo in piazza per rivendicare il diritto a una città più vivibile, meno inquinata dal traffico e soffocata dall’inquinamento” scrivono ancora nell’annuncio del presidio di questa sera davanti al municipio.

«Ci stiamo preparando con striscioni e cartelli – ha anticipato Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento di comitati e associazioni di Monza – Il nostro punto di vista è semplice e si riassume in poche parole: in città non c’è bisogno di nuove costruzioni, serve invece tutelare il suolo ancora libero».

Il Coordinamento ripercorre le decisioni urbanistiche degli ultimi dieci anni, perché “Monza non ha tregua”: “Dal 2010 a oggi tre amministrazioni comunali hanno approvato piani attuativi per più di un milione di metri cubi per cinquemila nuovi abitanti. Ora – si legge – con la cosiddetta ‘turbo urbanistica’ (in realtà una ‘turbo edilizia’) si prevedono un centinaio di interventi edificatori, sia su aree verdi e agricole che su aree dismesse, che renderanno ancora più invivibile la vita degli abitanti di quelle zone”.

Sì e no. Il coordinamento classifica come “progetti speculativi su aree dismesse” quelli che riguardano l’ex Buon Pastore, l’ex Feltrificio Scotti, l’ospedale vecchio, la ex Monzacar e l’ex Colombo, aggiungendo all’elenco “gli interventi a consumo di suolo su aree verdi” in via della Birona, nell’isolato Bosisio, Aguggiari e Gallarana, e quelli previsti a Sant’Albino e a San Fruttuoso.

Rimarcano, poi, il “disinteresse per l’avvio di progetti di effettiva riqualificazione della città” come la situazione di stallo all’ex macello e la mancata adesione al Plis del GruBria. “Un’amministrazione comunale sorda e cieca continua imperterrita nella sua azione di rovina della città”, incalza.

La risposta. «Una contestazione tout court, la loro, che riguarda la proprietà privata, la possibilità di riqualificare aree dismesse e anche il Pgt vigente, che pure ha fatto propria la legge per la riduzione del consumo di suolo – replica l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli – Il tema che ora riguarda le grandi città è quello della rigenerazione urbana, che consente di realizzare nuovi servizi e di destinare aree al verde pubblico: ed è in questa logica che noi, come altre istituzioni, ci muoviamo».