Monza, intervista al sindaco Allevi: «Qualche aiuto, troppo poco. La Regione deve ascoltarci»

Monza è sotto i riflettori da giorni, da quando il sindaco e l’Asst hanno chiesto aiuto per un ospedale vicino al collasso nella fase 2 dell’emergenza sanitaria. Dario Allevi dice che «qualcosa si sta muovendo, ma non come avrei voluto». In più oggi, rispetto alla primavera, c’è anche una emergenza sociale: «Si stanno moltiplicando negazionisti, riduzionisti e rigoristi». E lui rinnova gli appelli alla responsabilità e alla prudenza.
Dario Allevi sindaco
Dario Allevi sindaco Fabrizio Radaelli

«Qualcosa si sta muovendo dopo i miei appelli, ma non come avrei voluto». Il sindaco di Monza Dario Allevi, che da giorni invoca solidarietà per il San Gerardo quasi al collasso, attende ancora che gli altri ospedali lombardi aprano le porte ai pazienti brianzoli come hanno fatto in primavera i presidi di Monza e Desio quando la pandemia ha colpito più duramente in altre province.

«Brescia ha accolto una decina di malati – afferma – il sindaco di Bergamo Giorgio Gori mi ha scritto che il papa Giovanni XXIII ne prenderà qualcuno: mi ha fatto piacere, ma mi aspettavo un’adesione differente».

«Da giorni – aggiunge – alzo la voce con l’assessore lombardo Giulio Gallera e con i dirigenti che dovrebbero fare da cabina di regia» tramite sollecitazioni nei confronti dei direttori dei diversi ospedali. Mercoledì, dopo un sopralluogo, Gallera ha annunciato che sono stati trasferiti cento pazienti in altri ospedali.

«Tra Monza e Desio i pazienti Covid sono 450 – prosegue il primo cittadino – al papa Giovanni 83: non va bene. Capisco che ci sia chi frena sull’idea di convertire tutti i reparti, ma il bisogno di letti è regionale: a marzo il San Gerardo ha smembrato tutto perché ha risposto alla necessità, ha chiesto sacrifici ai cittadini che si sono visti rinviare visite e operazioni. Ora siamo noi a chiedere aiuto».

A Monza, ricorda, ogni giorno viene ricoverata una quarantina di positivi, mercoledì 19 erano parcheggiati al pronto soccorso in quanto i reparti erano saturi. Una boccata d’ossigeno dovrebbe arrivare dal pre triage allestito all’autodromo: «La nostra azienda ospedaliera – aggiunge ancora – non può aumentare i letti fino ai 600 della primavera a causa della carenza di personale: ormai 340 tra medici e infermieri sono in quarantena».

Le difficoltà sono state denunciate in modo accorato anche dal direttore generale Mario Alparone che, proprio per i suoi toni, ha suscitato le critiche di alcuni esponenti del centrodestra: «Ritengo sconcertante – afferma Marco Meloro del coordinamento regionale di Fratelli d’Italia – paragonare il San Gerardo a Codogno sia per rispetto di quanto successo in quella città sia perché chi ricopre responsabilità amministrative dovrebbe essere prudente, evitare di creare inutili allarmismi e far di tutto perché l’ospedale funzioni».

Il consigliere regionale leghista Andrea Monti punta il dito contro la scelta di rifiutare pazienti in codice verde: «Siamo solidali con la richiesta di aiuto – precisa – ma questo non giustifica una decisione del genere: non possiamo inviare segnali ambigui e mi auguro che la direzione generale la riveda in fretta».

La situazione potrebbe non migliorare nelle prossime settimane a causa anche della stanchezza di molti, riluttanti a rispettare un nuovo lockdown.
«Questa volta – riflette Allevi – oltre all’emergenza sanitaria ed economica dobbiamo affrontare quella sociale. La gente è arrabbiata a causa dell’inerzia con cui il Governo non si è preparato ad affrontare la seconda ondata: non ha potenziato il trasporto pubblico e gli ospedali né ha portato aiuti economici alle categorie in crisi, anche per questo si stanno moltiplicando negazionisti, riduzionisti e rigoristi».

Lui rinnova gli appelli alla responsabilità e alla prudenza: «L’ho sempre fatto – conclude – e lo faccio a maggior ragione ora che sono stato toccato da vicino» con la perdita del padre Emilio.