Monza, addio a Carlo Bartoli: architetto e designer con opere esposte a Parigi e New York

Si terranno lunedì 10 agosto alle ore 10.30, nella chiesa di San Biagio a Monza, i funerali dell’architetto e designer di fama internazionale Carlo Bartoli.
Carlo Bartoli
Carlo Bartoli

Si terranno lunedì 10 agosto alle ore 10.30, nella chiesa di San Biagio a Monza, i funerali dell’architetto e designer di fama internazionale Carlo Bartoli. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stato il Collegio degli architetti e ingegneri di Monza, del quale Bartoli era socio.

Il nome di Bartoli è legato principalmente a due creazioni: la poltrona Gaia, inclusa nella collezione permanente di design del MoMA di New York e del Museo del Design della Triennale di Milano, e la sedia 4875 per Kartell, la prima al mondo realizzata in polipropilene, parte della collezione design del Centre Pompidou di Parigi. Quest’ultima ha vinto il “Compasso d’oro” nel 2019. Bartoli, nel 2016, è stato premiato con il Compasso d’oro alla carriera.

Monza, addio a Carlo Bartoli: architetto e designer con opere esposte a Parigi e New York
La poltrona Gaia disegnata da Bartoli ed esposta al MoMa di New York

Dopo la laurea alla Facoltà di Architettura di Milano nel 1957, inizia subito la libera professione nell’edilizia, in un periodo in cui si aveva fame di case. Dal suo studio escono progetti di chiese, edifici d’abitazione, centri commerciali, ville (numerose in Brianza: a Carate, Giussano, Verano e in tanti altri Comuni), ristrutturazioni, esposizioni e casette prefabbicate di serie. Tra il 2010 e il 2014 ha curato la ristrutturazione di Villa Mirabellino nel Parco di Monza.

«Facevo l’architetto – ha ricordato Bartoli una decina di anni fa in una serata-incontro organizzata dalla Galleria Montrasio Arte di via Carlo Alberto a Monza – ma tra gli anni ’70 e ’80 abbiamo attraversato un momento di crisi dell’edilizia e allora mi sono dato al design». Fu così che disegnò una sedia, Gaia, in vetroresina e che Giulio Castelli, manager di Kartell la vide e la volle: «Mi chiese di lavorare per lui».«Allora si faceva un design del necessario – aveva spiegato l’architetto designer – si disegnava quel che non c’era, ma che poteva servire e si cercava di farlo con materiali il più possibile innovativi».