Monza, Adac ancora mobilitata contro i tagli: risposta al Cda, petizione online e un appello a Provincia e Regione per evitare la delocalizzazione

Su 66 lavoratori della sede brianzola dell’Automobile club più importante d’Europa 20 rischiano il posto. L’assistenza ai viaggiatori tedeschi in Italia verrà assegnata a uffici in Spagna e Grecia. Tutte le iniziative per scongiurare gli esuberi
La protesta dei lavoratori Adac contro i licenziamenti decisi dalla casa madre tedesca
La protesta dei lavoratori Adac contro i licenziamenti decisi dalla casa madre tedesca

Dopo lo sciopero del 7 giugno, una petizione online e la risposta al Cda della società che ha ribattuto alle contestazioni dei lavoratori. Continua la mobilitazione dei dipendenti Adac, la società che assiste i viaggiatori che dalla Germania vengono in Italia per turismo o lavoro. L’azienda ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede la delocalizzazione in Spagna e Grecia di alcune funzioni finora assegnate alla sede monzese di via Borgazzi. Risultato: 20 delle 66 persone, quasi tutte donne, che operano negli uffici brianzoli, che in passato ha fatto da punto di riferimento anche per il caso del naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio, rischiano il posto.

I lavoratori avevano inviato l’8 giugno al Präsidium, organismo di vertice di Adac, l’Automobile Club più importante d’Europa con oltre 20 milioni di iscritti in Germania, chiedendo di cambiare il piano di ristrutturazione chiamato ANS2.0. «L’obiettivo -spiega Matteo Moretti. segretario generale della Filcams Cgil Monza Brianza- è di evitare la delocalizzazione, mantenere i livelli occupazionali in Italia e continuare a garantire un servizio efficiente e di qualità ai soci tedeschi che spostandosi in Italia per vacanze e lavoro si avvalgono delle competenze tecniche, culturali e della conoscenza delle infrastrutture italiane dei lavoratori di Monza»

Il livello qualitativo e la professionalità dei lavoratori italiani è stato riconosciuto più volte e l’associazione gode di buona salute. Non c’è crisi, insomma, ma la volontà di ottimizzare i costi, che però, significa licenziare, anche se il numero delle persone alle quali bisognerà rinunciare non è ancora stato definito ufficialmente.

Alla lettera in arrivo dall’Italia ha risposto il Cda:massima priorità al benessere dei dipendenti e riconoscimento del livello di assistenza garantito, ma le osservazioni dei lavoratori italiani sono “rappresentative di interessi isolati e nazionali”. Il Consiglio stigmatizza il ricorso agli scioperi che danneggiano i soci. Il confronto sul piano di tagli comunque deve svolgersi in sede di Comitato aziendale europeo, dove sono presenti anche delegati italiani.

Oggi è stata inviata una nuova lettera al Präsidium e la Filcams di Monza e Brianza ha già annunciato di attivare nei prossimi giorni “nuovi contatti con i rappresentanti del Comitato Aziendale Europeo, al fine di verificare le condizioni per attivare una procedura di consultazione dove evidenziare la nostra contrarietà al progetto ANS2.0 e provare a condividere una posizione comune”.

La partita, dunque, non è finita: “Abbiamo chiesto un incontro alla Presidenza della Provincia di Monza e Brianza e al Comune di Monza e alla IV Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia che ha competenze in materia di delocalizzazione”, spiegano dalla Filcams..

“Il lavoro prodotto dal turismo tedesco, che già in queste settimane è fortemente aumentato e che ritornerà presto ai volumi precedenti la pandemia, si genera in Italia e viene svolto con un ottimo livello qualitativo – aggiunge il sindacato –. L’ingiustizia di una delocalizzazione verso altri paesi europei con un costo del lavoro più basso deve interrogare le istituzioni”.

I lavoratori hanno attivato anche una petizione online in italiano e in tedesco per fermare delocalizzazione e tagli (http://chng.it/ZL95zNYK2r).